Vite al limite, programma finisce in tribunale: cos’è successo?

Alcuni pazienti che hanno preso parte a Vite al limite hanno deciso di fare causa contro la produzione della nota trasmissione statunitense. Ecco cosa ha scatenato queste clamorose reazioni

vite al limite
Fonte foto – Instagram: @younannowzaradan

My 600 lb life meglio conosciuto in Italia con il nome di Vite al Limite deve fare i conti con alcuni problemi di non poco conto. Il format sia negli States che nel Bel Paese fa registrare numeri importanti e suscita la curiosità del pubblico che lo guarda sempre con molto interesse.

Nell’ultimo periodo però, Megalomedia (società di produzione della nota trasmissione di Real Time) e il celebre dottor Younan Nowzaradan sono finiti sul banco degli imputati. Su di loro piovono le accuse di alcuni pazienti che si sono prestati alle cure, che hanno addirittura avanzato delle azioni legale. Dunque così come riportato da alcuni portali americani e dal famoso tabloid inglese The Sun Vite al limite è stato portato in tribunale. Vediamo nel dettaglio di cosa è stato tacciato lo show e come si è conclusa la controversia.

Vite al limite: le accuse dei partecipanti

Jeanne Covey (Fonte foto: dplay.com)

I casi più recenti sono quelli di Annjeanette Whaley (che ha chiesto un risarcimento di 1 milione di dollari) e Gina Krasley. Secondo le due donne gli autori sarebbero maggiormente interessati al lato scenico piuttosto che alle reali esigenze delle persone, affette da problemi piuttosto gravi.

Dunque, stando alle loro recriminazioni verrebbe meno il lato umano, ovvero quel supporto psicologico volto ad aiutare l’individuo alle prese con un percorso per niente semplice. Inoltre il bypass gastrico seppur benefico per la salute, può avere delle ripercussioni micidiali sul piano morale. Può sfociare anche in frustrazione e depressione. Sul fronte giudiziario non sembrano esserci state novità di rilievo, dunque Vite al limite almeno per ora non rischia nulla. I fan possono stare tranquilli e continuare godersi lo “spettacolo”.

Non è la prima volta che la produzione si ritrova in situazioni del genere. In passato la famiglia di James Bonner (morto suicida nel 2018 a soli 35 anni) aveva deciso di agire per vie legali. In seguito ci hanno provato anche Maja Radanovich, David Bolton, Jeanne Covey, Nicole Lewis e Dorothy Perkins. 

Insomma, non è tutto oro quel che luccica. Vite al limite deve fare i conti anche queste diatribe, ma d’altronde quando si trattano temi così delicati, i rischi sono da mettere in preventivo.

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