Reddito di Cittadinanza: fino al 1 giugno può averlo anche chi lavora

Rassicurazioni importanti per coloro che percepiscono il Reddito di Cittadinanza, che per i prossimi mesi continueranno a godere del beneficio regolarmente

Reddito di Cittadinanza
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La situazione di forte crisi economica dovuta all’emergenza coronavirus, sta destando molte preoccupazioni nei cittadini. I molteplici strumenti messi a punto dal governo per aiutare coloro che versano in situazione di difficoltà (cassa integrazione, bonus partita Iva solo per citarne alcuni) non sono ancora stati distribuiti a tutti e ciò ha creato non pochi allarmismi.

Per quanto concerne invece le misure già in atto, il Reddito di Cittadinanza, ha giocato un ruolo molto importante in questa fase. Infatti coloro che erano già beneficiari, non hanno dovuto far nulla se non aspettare l’accredito dell’importo sulla propria carta. A tal proposito è arrivata una chiarificazione. È stata di fatto smentita la possibile fine dell’erogazione del sussidio a causa del protrarsi della situazione di crisi.

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Reddito di Cittadinanza fino al 1 giugno anche per chi lavora: come funziona

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La circolare Inps numero 1608 del 14 aprile ha precisato che il decorso dei termini di decadenza relativi alle prestazioni previdenziali, assistenziali e assicurative erogate dall’Inps e dell’Inail è sospeso di diritto. Ciò significa che fino al 1 giugno 2020, saranno sospesi gli obblighi relativi agli aiuti statali. Dunque, anche chi lavora, fino alla data prestabilita potrà percepire il Reddito di Cittadinanza.

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Sulla stessa lunghezza d’onda, anche la comunicazione obbligatoria riguardante le eventuali variazioni dei membri (anche inerenti alla situazione occupazionale) del nucleo familiare è stata posticipata al 1 giugno. Un discorso che è valido anche per i titolari della pensione di cittadinanza e del reddito di inclusione.

La nuova disposizione prevede inoltre che il beneficiario del RDC non sia tenuto a comunicare (sempre fino alla data sopracitata) l’inizio di nuovo lavoro o la ripresa di quello precedente. Queste direttive sono finalizzate a tutelare i cittadini che godono del sussidio anche nella fase 2 del coronavirus, in cui potrebbero tornare ad essere operativi a livello lavorativo. L’obiettivo è anche quello di garantire la massima trasparenza, in modo tale da non genere confusione a riguardo.

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