Anna, figlia di un paziente morto a Pavia: “Diceva: Sono immortale”

Anna è la figlia di un paziente morto nell’Ospedale di Pavia, un imprenditore di 78 anni colpito da Coronavirus. Ecco le sue commoventi parole in una lettera.

Anna e il padre Luciano
Foto facebook Anna

Le parole sono quelle della figlia di un imprenditore morto a settantotto anni nell’Ospedale di Pavia dopo essere stato colpito dal Coronavirus, la donna che adesso non si da pace per l’accaduto ha affidato le sue parole in una lunga lettera pubblicata tra le pagine del Corriere della Sera.

L’uomo era di Vigevano ed è morto all’interno dell’Ospedale San Matteo di Pavia: “Papà ci ha scritto ‘vi prego, non venite a trovarmi. Io sono immortale, non riesco a morire. Vi abbraccio tutti’. Quello era il suo modo per proteggerci dalla morte”.

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Anna, figlia di un paziente morto a Pavia: “Papà diceva sono immortale”

Anna è la donna che proprio oggi ha affidato il suo dolore nella lunga lettera pubblicata dal Corriere della Sera dopo la morte di suo padre nell’Ospedale di Pavia a causa del Coronavirus.

“Io non so darmi pace a pensarlo solo in quel letto mentre se ne andava. Avrà avuto paura? Avrà sofferto? Avranno pianto i suoi bellissimi occhi azzurri? Per i suoi 80 anni avevo pensato di fargli avere la laurea honoris causa in ingegneria. Avevo già contattato l’università di Pavia, sarebbe stata una bellissima sorpresa. Lo avrei fatto felice. E invece…” scrive la donne e ancora: Lui era terrorizzato da questo virus, sentiva delle persone anziane che sono più vulnerabili e si preoccupava moltissimo. Leggeva di Codogno e aveva l’angoscia che potesse arrivare fino a lui. Quando ha cominciato a tossire, ad avere la febbre e poi dopo, quando il tampone è risultato positivo, l’ho visto molto arrabbiato”.

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Si chiamava Luciano Marcalli ed era il capo di un’azienda di Vigevano importante nella produzione e creazione di macchine per la costruzione di calzature. Durante il suo ricovero la figlia Anna non ha mai potuto vederlo.

Nei suoi giorni d’ospedale l’ho riempito di fotografie. Non so più quanti messaggi gli ho scritto. Ho visto la spunta blu, quindi ha letto e guardato tutto. Avrà capito che mai un minuto ci siamo dimenticati di lui…Quando questa storia sarà finita faremo onore al suo ricordo con un funerale vero, una cerimonia vera. Lo hanno messo in una bara, una benedizione veloce e via… Non abbiamo nemmeno potuto vederlo da morto, niente vestiti, né un bacio” ha concluso infine la donna sempre nella lettera per il Corriere della Sera.

 

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