Coronavirus, il Governo contro il parere dei medici: il 15 non fa più paura

Nonostante l’allarme dei medici che lo chiedono a gran voce, il governo decide che per ora non ci sarà un lockdown in tutta Italia.

I medici di tutta Italia, attraverso il loro Ordine, chiedono a gran voce ormai da giorni un lockdown generale in tutto il Paese: le strutture sanitarie sono al collasso e c’è il rischio di tornare ai livelli di marzo quando tanti malati sono stati sacrificati perché non c’erano abbastanza posti in terapia intensiva. Ma il governo e il Cts, anche loro medici, non sembrano sentire la voce allarmante dei colleghi e continuano a credere nell’Italia a colori.

Ieri era girata voce che dal 15 novembre sarebbe stato dichiarato il lockdown nazionale, come in primavera, ma non sarà così. L’Istituto superiore di Sanità chiede rigore soprattutto in quelle Regioni in cui i contaggi stanno aumentando a dismisura. Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia Romagna stanno per trasformarsi da gialle a zone arancioni. Resta ancora il rebus Campania, decideranno nelle prossime ore. I governatori delle tre regioni a rischio vorrebbero però anticipare le mosse del Governo.

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Coronavirus, il Governo contro il parere dei medici: tre regioni ad un passo dall’arancione

Per il momento resta in zona gialla la Campania, anche se è nell’aria l’imminente ‘declassamento’ in arancione, cosa che non piace per niente al governatore De Luca. “Vedo che sugli organi di informazione si è creata un’attesa di decisioni riguardanti la Regione Campania. La collocazione di fascia della Campania è già stata decisa lunedì, a fronte della piena rispondenza dei nostri dati a quanto previsto dai criteri oggettivi fissati dal ministero della Salute […] Dunque non c’è più nulla da decidere e da attendere”.

L’esecutivo ora è più concentrato su Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Anche se i tre governatori sarebbero intenzionati ad anticipare le mosse di Palazzo Chigi, studiando un’ordinanza comune per introdurre misure più restrittive rispetto a quelle stabilite per le zone gialle,onde evitare il rischio di assembramenti. I tre presidenti si incontreranno mercoledì per chiudere il documento comune nel quale potrebbero essere inserite anche limitazioni agli spostamenti tra comuni o province.

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