Caso Bebawi, Patrizia De Blanck travolta dall’omicidio della dolce vita

Patrizia De Blanck fu coinvolta in una storia di cronaca nera negli anni della gioventù: il caso Bebawi, descritto come “l’omicidio della dolce vita”

Patrizia De Blanck
Fonte foto: Facebook

Patrizia De Blanck è indubbiamente un personaggio dalla vita interessante. Probabilmente in pochi ricordano che la contessa fu protagonista indiretta di un caso di cronaca nera che vide l’omicidio del suo fidanzato. La stampa definì questa storia come “L’omicidio della dolce vita“.

Era il 1964 e la De Blanck era giovanissima. Anni turbolenti fatti di sesso, droga e delitti. Patrizia ha raccontato questa storia ad alcuni concorrenti nella casa del Grande Fratello Vip, ma la regia ha prontamente censurato le sue parole.

Un delitto probabilmente passionale, ma facciamo chiarezza in questa storia, riprendendo le parole della contessa che raccontò il misfatto a Dagospia.

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Patrizia De Blanck e il caso Bebawi: “Quell’acido era destinato a me”

Patrizia De Blanck
Fonte foto: web

Patrizia De Blanck ha vissuto una vita fatta di tante esperienze positive, ma anche di dolori profondi e insuperabili. Forse non tutti sanno che nel suo passato, Patrizia, è stata travolta da “l’omicidio della vita”.

Riviviamo quelle pagine di cronaca nera con le sue parole: “Era il 1964, ero fidanzata con Farouk Chourbagi, industriale egiziano del ramo tessile e gran viveur. Lui fu trovato morto una mattina dalla segretaria nel suo ufficio laterale a via Veneto, ucciso con quattro colpi di pistola e con il viso sfigurato con l’acido. Quell’acido era destinato a me. A ucciderlo fu una sua amante egiziana con la complicita del marito”, confessò in un’intervista rilasciata a Dagospia.

Patrizia ha sempre pensato che si trattasse di un delitto di gelosia, in quanto Farouk lasciò la fidanzata per lei. L’egiziano voleva sposarla, ma la contessa era troppo giovane e in attesa dell’annullamento del suo primo matrimonio.

Si tenne il processo e la donna egiziana fu assolta in primo grado in mancanza di prove. Soltanto moltissimi anni dopo si riuscì a provare la sua colpevolezza, ma ormai l’assassina aveva fatto perdere le tracce.

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