Covid: i medici della prima ondata, prima eroi, ora denunciati per omicidio

Provarono a curare i primi pazienti affetti da Coronavirus, ora le leggi non li proteggono e dovranno rispondere alle denunce.

Covid: i medici della prima ondata, prima eroi, ora denunciati
Medici Covid (Fonte foto: web)

Quelli che tra lo scorso marzo e lo scorso maggio erano visti come eroi, adesso dovranno rispondere a centinaia di denunce. Le denunce penali, sono state presentate dalle centinaia di famiglie dei pazienti morti per Covid.

Rosaria Iardino, presidente della fondazione The Bridge, ha lanciato un appello mediante il Foglio: “Che fine ha fatto lo scudo penale per il personale sanitario? Gli eroi della prima ondata – Dice – sono sommersi dalle denunce. La politica faccia qualcosa”.

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Medici non protetti: il Governo bocciò il Decreto

Il presidente di The Bridge ammonisce i cittadini italiani: “Da marzo sono passati molti mesi e quelli che erano considerati eroi, dei quali si è osannato il sacrificio, rimangono esposti alla magistratura. Sono ancora tutti eroi, o l’eroismo del personale sanitario ha una scadenza come accade con il latte?”.

Iardino ricorda che gli stessi medici che sono stati denunciati, ora continuano a fare il loro lavoro e continuano a salvare vite, in quella che è sempre più vicina nei numeri, proprio alla prima ondata e che fa immaginare un nuovo lockdown a novembre, anche nel Paese di Giuseppe Conte.

Ma se i medici ora devono preoccuparsi dei tribunali, oltre che di continuare a salvare vite a causa della pandemia, le colpe sono anche del Governo e di uno strano passo indietro che li aiuta. Iardino infatti spiega: “La responsabilità degli operatori sanitari doveva essere limitata dal Decreto legge 17 marzo 2020, n. 18, ma il Governo ha bocciato l’emendamento e tra giugno e settembre i nostri eroi sono stati sommersi da una valanga di denunce penali. E si badi bene che non si tratta di denunce legate a truffe per aver speculato su questa pandemia”.

Le denunce, sono arrivate infatti per i decessi avvenuti nelle Rsa e nell’ospedale di Bergamo che pochi mesi fa era preso ad esempio come centro di resistenza alla pandemia.

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