Omicidio Willy: insulti agli aggressori “Non siamo stati noi, è bello essere maledetti”

Secondo l’avvocato dei presunti assassini di Willy, i quattro indiziati dichiarano di non aver picchiato il ragazzo nell’aggressione di Colleferro

I quattro aggressori di Willy

Marco e Gabriele Bianchi, due dei quattro aggressori dell’omicidio di Colleferro, hanno dichiarato al loro primo interrogatorio in Tribunale a proposito dell’aggressione, di non aver picchiato il giovane Willy e di essere intenzionati a respingere ogni accusa. “Durante l’interrogatorio i miei assistiti hanno raccontato di avere visto delle persone che loro conoscevano e che erano coinvolte in una rissa con altri soggetti a loro sconosciuti. I miei assisti hanno fornito al giudice i nomi dei loro conoscenti”. Così, Massimiliano Pica, avvocato dei due fratelli. Secondo il loro difensore, inoltre, i Bianchi: “Affermano di avere ‘sbracciato’ per dividere gli autori della rissa ma di non avere colpito il ragazzo”.

Ora, che hanno avuto per la prima volta la parola, sempre attraverso il loro legale, i ragazzi si direbbero addirittura: “Dispiaciuti e distrutti per essere accusati di un omicidio che non abbiamo commesso“. Per ora intanto, gli investigatori escludono, per quanto riguarda l’omicidio, motivi razziali.

Da ricordare, che all’omicidio di Willy Monteiro Duarte, avvenuto nella provincia romana di Colleferro, sono per adesso accusati anche altri due ragazzi: Mario Pincarelli e Francesco Belleggia.

“Essere maledetto mi benedice”, così recita uno dei post di Gabriele Bianchi

Gabriele Bianchi (Fonte foto: Facebook)

Per quanto riguarda il passato, già noto anche alle forze dell’ordine per spaccio di droga e lesioni, dei quattro aggressori, ne abbiamo già parlato in una scheda a loro dedicata. Se davvero fossero loro, gli assassini del povero Willy, non sarebbe stata di certo quella la prima volta, che in quattro avrebbero aggredito una persona indifesa.

E non è difficile estrapolare il profilo di questi quattro ragazzi, dediti alla violenza. Basta un giro sui social, per capire dalle foto e dalle frasi scelte, i loro “credo”. Ad esempio, per una sua foto al mare condivisa su Facebook, Gabriele Bianchi sceglieva la didascalia:Essere maledetto mi benedice, frase ritagliata dal testo di una canzone, interpretata da Mahmood, Gué Pequeno e Marracash.

Purtroppo, proprio Gabriele, ha un profilo Facebook aperto, che per ora non ha oscurato. Tra i pochissimi messaggi di auguri, vista la possibile pena imminente, ce ne sono tanti di sdegno, uniti ad insulti di tutti i tipi. Un delitto del genere non può che suscitare rabbia e disgusto, ma è difficile controllare tutti i commenti di chi unisce questi sentimenti all’odio. Uno degli utenti che hanno commentato una foto sul profilo, dice: Hai distrutto una famiglia. Spero che la tua ti abbandoni e abbandoni anche tuo fratello”.

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