Marco Vannini, figlio contro Ciontoli: “papà mi ha detto che era uno scherzo”

Marco Vannini, è iniziato il nuovo processo d’appello dopo la richiesta della Cassazione di annullare la sentenza che condannava Antonio Ciontoli a 5 anni.

 

I genitori di Marco Vannini sono convinti: “fu omicidio volontario”. Ed è quello che dovranno stabilire i giudici nel processo d’Appello iniziato oggi, mercoledì 8 luglio.

In primo grado, Antonio Ciontoli fu condannato a 14 anni, poi la ‘sorpresa’ del primo appello: 5 anni. Ma quella sentenza non era piaciuta alla Cassazione che ha imposto di rifare il processo di secondo grado, annulando quello del 7 febbraio scorso. Da omicidio volontario l’imputazione era passata ad omicidio colposo.

Il processo è iniziato con una deposizione spontanea del figlio di Antonio Ciontoli, Federico. parole che sembrano un’accusa verso il padre. “La verità è che io ho chiamato i soccorsi pensando che si trattasse di uno spavento“, ha spiegato.

Aggiungendo: “mio padre diceva che Marco si era spaventato per uno scherzo“. “È stato fino ad oggi ripetutamente detto – ha continuato Federico Ciontoli – solo sulla base di supposizioni, e questo è presente addirittura in alcuni atti processuali, che anche a costo di far morire Marco io avrei nascosto quello che era successo“.

“E’ che io ho chiamato i soccorsi pensando che si trattasse di uno spavento, figuriamoci se non l’avrei fatto sapendo che era partito un proiettile“.

“Se avessi voluto nascondere qualcosa – ha aggiunto – perché avrei chiamato subito l’ambulanza di mia spontanea volontà dicendo che Marco non respirava e perché avrei detto a mia madre che non mi credevano e di fare venire i soccorsi immediatamente? Vi prego: non cadete in simili suggestioni che sono totalmente contraddette dalla realtà”.

 

Marco Vannini, iniziato il processo: quella notte maledetta

 

La notte del 18 maggio 2015 Marco Vannini viene colpito da un proiettile di pistola sparato da Antonio Ciontoli, il papà della fidanzata Martina.

Marco sarebbe ancora vivo, hanno stabilito le perizie chieste dalle parti, se solo la famiglia Ciontoli non avesse perso tempo nel chiamare i soccorsi. Antonio, la moglie, la figlia e il figlio avrebbero di fatto causato la morte Marco non solo per quello sparo, ma perché avrebbero cercato fino all’ultimo di minimizzare e nascondere quanto accaduto.

Nelle motivazioni della sentenza di secondo grado, i giudici della Corte d’Assise d’appello scrissero che Ciontoli si macchiò di “un atto estremamente riprovevole dal punto di vista etico”, ma questo non cambiava, secondo la corte, la natura dell’omicidio di Marco Vannini, colposo e non doloso.

In soldoni: Ciontoli non voleva uccidere Marco Vannini: “Il fatto di trovarsi alle prese con un imputato la cui condotta è particolarmente odiosa non può di per sé comportare che un fatto colposo diventi doloso”.

I giudici ammisero la condotta di Ciontoli nel ritardare i soccorsi: “Ha consapevolmente e reiteratamente evitato l’attivazione di immediati soccorsi per evitare conseguenze dannose in ambito lavorativo”. Eppure per i giudici Ciontoli non voleva la morte di Vannini, perché avrebbe causato problemi per lui e per questo avrebbe cercato di minimizzare.

ma la ricostruzione è stata contestata dalla Corte di Cassazione. Hanno scritto gli ‘ermellini’ nelle motivazioni con cui hanno ordinato un nuovo processo d’appello per Ciontoli e i suoi familiari: Vannini morì a causa “delle lesioni causate dal colpo di pistola”, ma anche a causa della “mancanza di soccorsi che, certamente, se tempestivamente attivati, avrebbero scongiurato l’effetto infausto”.

L’8 si tornerà in aula e io sono fiduciosa e spero che si avvicini il momento di questa giustizia per mio figlio. Sono 5 anni che i Ciontoli stanno in giro e mio figlio non c’è più”, ha detto Marina Conte, la mamma di Marco Vannini.

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