Riapertura scuole a settembre: se il bambino starnutisce, tre giorni a casa

Tra le novità previste dalle linee guida volute dal ministro Azzolina per il ritorno a scuola a settembre, c’è il divieto di presentarsi in classe se si è vittima di un raffreddore.

Se studenti, insegnanti e amministrativi manifestano “una sintomatologia respiratoria”, come nel caso di tosse e raffreddore, dovranno stare a casa tre giorni: “Se hai sintomi di infezioni respiratorie acute parlane subito con i genitori e non venire a scuola”.

L’invito fa parte delle linee guida studiate dal minsitro Azzolina in vista della riapertura delle scuole il 14 settembre.

Sono tante le novità che studenti e insegnanti sperimenteranno quando torneranno in classe, secondo quanto previsto dalle linee guida pubblicate dal Miur seguendo le indicazioni del Comitato tecnico-scientifico per evitare una nuova diffusione del contagio.

Tra queste, appunto, c’è la regola che prevede l’assenza dei ragazzi, dei docenti e degli amministrativi, anche solo in presenza di un raffreddore. Nel testo si legge: “la precondizione per la presenza a scuola di studenti e di tutto il personale è: l’assenza di sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore a 37.5°C anche nei tre giorni precedenti; non essere stati in quarantena negli ultimi 14 giorni; non essere stati a contatto con persone positive negli ultimi 14 giorni”.

Dunque, chiunque abbia “una sintomatologia respiratoria” non può presentarsi a scuola e il divieto vale per tre giorni. E non importa se il giorno dopo si stia meglio, si resta a casa.

Questo passaggio è ribadito anche in un’altra parte del documento dedicata alle “cinque regole per il rientro a scuola in sicurezza”, in cui c’è scritto: “Se hai sintomi di infezioni respiratorie acute (febbre, tosse, raffreddore) parlane subito con i genitori e non venire a scuola”.

Se disgraziatamente il primo starnuto si fa in classe, scatta subito l’isolamento.

Riapertura scuole a settembre, il pediatra

Il pediatra, professor Luca Bernardo avverte: “stare a casa per un raffreddore? Giorni persi inutilmente, non ha senso tenere i bambini a casa per queste lievi indisposizioni. Potrebbero tranquillamente tornare in classe dopo un giorno di osservazione, se non hanno febbre”.

Il pediatra ha fornito anche consigli in vista della ripresa delle attività didattiche in presenza: i docenti dovranno “aprire spesso le finestre” al fine di garantire il giusto ricambio d’aria nelle aule.

Poi ha voluto sottolineare l’importanza della vaccinazione contro l’influenza, anche se non protegge dal Sars-CoV-2? “È importante fare il vaccino perché in caso di febbre sapere di poter escludere l’esistenza di virus influenzali faciliterebbe la diagnosi differenziale, cioè aiuterebbe i medici a capire“, ha spiegato. Bisogna pensare al periodo invernale, quando ci saranno migliaia di ragazzi a letto: “Sarebbe importante anche la vaccinazione contro il meningococco B”.

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