Se ne è andato uno dei centauri storici della MotoGP. Una spiacevole news che ha spiazzato molti appassionati delle due ruote.
Quando ci giunge notizia della scomparsa di un campione del passato lo stupore è sempre enorme. Chi è cresciuto a pane e Motorsport ritiene, non in modo del tutto razionale, che i centauri possano anche rischiare in pista, ma che nella vita normale siano dei supereroi. Uomini che corrono a 300 km/h per anni, dandoci l’illusione di essere superiori ad ogni comune mortale. La scomparsa di un campione, al di là dell’età, ci lascia un vuoto enorme. Naturalmente quando a spegnersi è un ragazzo molto giovane si può parlare anche di tragedia.
Chi sceglie di intraprendere una carriera nel Motomondiale sogna un giorno di arrivare in MotoGP. I piloti sono impavidi e, nonostante i rischi, sanno che la gloria è eterna. Chiunque riesce nell’impresa di arrivare a diventare un pilota professionista per lottare contro i migliori rider al mondo, scrive il proprio nome in un libro leggendario. Negli ultimi anni il Motomondiale ha regalato meno duelli rispetto agli anni d’oro di Valentino Rossi, Casey Stoner, Jorge Lorenzo e Marc Marquez. In qualsiasi epoca i testa a testa per la corona hanno attirato il pubblico sugli spalti e reso famosi i centauri più coraggiosi. In Spagna le corse su due ruote sono sempre state una istituzione.
Nella generazione di centauri emersa nell’epopea di Angel Nieto, c’era anche Joan Parés. Un volto noto per gli amanti del Motorsport, dato che per tre decenni era stato protagonista indiscusso nel Paddock. Un uomo simbolo della Derbi che fece una ottima carriera professionale con il team Vallesan, prima come pilota, e poi, una volta ritiratosi dalle corse, approdando alla Derbi come meccanico. In quegli anni Angel Nieto lasciava solo le briciole agli avversari. Parés era più grande del fenomeno di Zamora. Joan era di Mataro’ e all’età di 14 anni era già in sella ad una Mobylette con cui correva su strada e, poco a poco, si interessò al motociclismo. Esordi nel 1962, nella sua prima gara da pro, la Pujada a Santa Creu d’Olorda, patrocinata dalla rappresentante della Derbi presso Premià de Mar, Motos Magriñà.
Il suo estro su una Derbi 65 Sprint a 3 velocità emerse sin da subito. Il giovane si cimentò prima in montagna e poi si lanciò in test di resistenza e velocità. Ben presto, con Derbi e l’appoggio di Magriñà, Parés vinse tre Campionati Catalani di Montagna. In coppia con Benjamín Grau, alla fine degli anni sessanta, fece faville sul retro di un OSSA 250 anche nelle gare di cilindrata maggiore con OSSA. Con quest’ultimo marchio partecipò a tre edizioni della 24 Ore di Montjuïc, di cui la più gloriosa fu la terza, nel 1969, dove con una serie OSSA 230 e Min Grau come partner, trionfò nella categoria 250cc e conseguì anche il Campionato spagnolo ed europeo Endurance nella 250cc, in una stagione davvero da sogno.
MotoGP, la scomparsa di un grande talento
Dopo una annata da incorniciare, Joan Parés fu uno dei candidati per avere un posto alla Derbi con Angel Nieto. Nel 1970 il team Vallesan si rivolse a Salvador Cañellas, nella sua ultima stagione nel motociclismo di velocità, prima di dedicarsi ad altre categoria. Parés aveva 4 anni in più di Nieto e tanti altri giovani si stavano facendo notare. Erano i giorni in cui Joan Bordons, Benjamíon Grau, Nani González de Nicolás o Federico Van der Hoeven erano considerati possibili partner. Ma alla fine il nativo di Mataro’ trovo uno spazio alla Derbi. La casa motociclistica spagnola aveva bisogno di un talento stagionato per fermare la cavalcata di Jan de Vries e Kreidler nella classe 50.
Parés si dimostrò all’altezza degli obiettivi del team, ma l’incidente di Nieto a Jarama fu una pessima notizia. Nel 1972 la squadra Derbi puntò Parés come secondo pilota nel Campionato del Mondo 50, oltre a prendere parte alla 125 nel Campionato Spagnolo e ad alcune gare internazionali. In quell’annata lo spagnolo salì sul podio in Coppa del Mondo, arrivando terzo nella classe 50 al Gran Premio di Svezia, in una gara in cui Nieto si ritirò. Quei punti di Parés risultarono importantissimi per la Derbi per la sfida nei costruttori, anche se alla fine persero la contesa per tre punticini.
Dopo altre battaglie nel Campionato spagnolo 50 e 125, nel 1975, Parés decise di appendere il casco al chiodo, trovando spazio poi come meccanico nel reparto corse della Derbi. La passione per i motori non si esaurisce cliccando su un interruttore. Oggi tanti ex centauri della MotoGP si sono dedicati a sfide in altre categorie del Motorsport. In Spagna in quel momento storico Angel Nieto rappresentava l’eroe nazionale, ma Parés di talento ne aveva tanto e fu sempre mosso da una passione sconfinata per le due ruote. Ha lavorato, infatti, anche nel motocross e con Toni Elias.
All’età di 81 anni si è spento e la sua notizia è un boccone amaro per tutti gli amanti delle corse. Purtroppo nelle ultime settimane tanti campioni dello sport ci hanno lasciato e tanti ex piloti continuano a lottare per la vita. Parés è stato un protagonista assoluto di tre decadi del motociclismo, al fianco di un mostro sacro come Nieto. Il suo ritorno in officina nel 1984 fu sorprendente, ma solo per chi non lo conosceva bene. Il suo impegno in pista, in veste di meccanico, si è protratto fino al 1991, passando dai successi tra il 1986 e il 1989 nelle classi 80 e 125, alla crisi del biennio ’90-’91. Proprio quest’ultimo Mondiale lo vedrà occuparsi della moto di Ezio Gianola prima del definitivo ritiro dall’ambiente delle corse. Da qui, porgiamo le nostre più sentite condoglianze alla sua famiglia e ai suoi amici.