“Mio figlio è morto, il mio mondo è andato in pezzi”, parla la sposa dell’ISIS

Shamima Begum, conosciuta come “la sposa dell’ISIS”, ha raccontato la sua drammatica vita nello Stato Islamico, che le ha portato via i figli.

Isis - donna (Adobestock)
Isis – donna (Adobestock)

La partenza di Shamima Begum alla volta dello Stato Islamico di Siria e Iraq destò particolare scalpore in Gran Bretagna. La donna, che ha trascinato con sé nell’inferno del Daesh anche i propri figli, fu definita dai tabloid britannici come “sposa dell’Isis“.

Un documentario di Sky, The Return: Life After ISIS, narrerà la sua storia. Di redenzione e di pentimento, ma anche di inimmaginabile dolore per la perdita dei suoi cari. Ecco alcuni frammenti del suo racconto, spesso interrotto dalle lacrime.

La sposa dell’ISIS, ora vedova e senza figli

Shamima era una studentessa di Bethnal Green di soli 15 anni quando lei altre due studentesse lasciarono il Regno Unito per unirsi allo Stato Islamico. Era il lontano 2015, al culmine dell’influenza degli islamisti.

Quella che doveva essere una rinascita spirituale e materiale, era in realtà un’incubo. Gli orrori della guerra e la carenza di beni di prima necessità le avrebbero portato via i figli, che nel frattempo aveva avuto con i miliziani.

«Quando il mio primo figlio è morto…mi ha davvero colpito duramente», ha raccontato. La disperazione, senza precedenti, era soffocata solo dalla responsabilità. Begum doveva prendersi cura anche della figlioletta e del bambino di cui era incinta.

Ma le premure non sono bastate: il mese successivo a morire fu la bambina. «Tutto il mio mondo stava andando in pezzi davanti a me e non potevo fare nulla». Begum sentiva che la colpa non fosse altri che sua. E che doveva rimediare.

La giovane donna musulmana è stata trovata in un campo profughi nel 2019, fuggita da Isis per trarre in salvo il figlio che aveva in grembo. Ma era troppo tardi anche per lui: tra attentati e condizioni igieniche insufficienti, il piccolo sarebbe morto quando aveva poco più di tre settimane di vita per una polmonite.

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Inizialmente aveva affermato di non essersi pentita del suo rocambolesco viaggio in Siria. Tuttavia, in seguito, ha affermato di aver subito un vero e proprio lavaggio del cervello. Ora, amaramente pentita, ha chiesto di poter tornare nel Regno Unito e di riottenere la cittadinanza. Niente, purtroppo, le restituirà la sua famiglia.

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