Giancarlo Giorgetti, il Ministro dello Sviluppo Economico del governo Draghi

Il più politico tra i tecnici scelti è Giancarlo Giorgetti, numero di Salvini e da sempre al fianco di Mario Draghi. 

La carta d’identità di Giancarlo Giorgetti

  • Nome: Giancarlo Giorgetti
  • Ministero: Ministro dello sviluppo economico
  • Partito: Lega
  • Data di nascita: 16 dicembre 1966
  • Luogo di nascita: Cazzago Brabbia (Varese)
  • Età: 54 anni
  • Professione: Politico
  • Titolo di studi: Laurea in Economia Aziendale
  • Account social: Assente dai social

Arriva dalle fila della Lega il nuovo ministro per lo Sviluppo Economico. E non è neanche vagamente paragonabile con un tecnico, perché Giancarlo Giorgetti è un leghista della prim’ora. Lega Nord, Lega Lombarda e Lega, ora.

Giancarlo Giorgetti, il Ministro dello Sviluppo Economico del governo Draghi: un leghista d’Europa

Mai cambiato partito, mai cambiato idea. Eppure, nonostante l’appartenenza a posizioni così estreme, come sono state negli anni quelle del partito che fu di Umberto Bossi, Giorgetti ha sempre intercettato il consenso degli avversari. Nei suoi confronti si è sempre riservata una stima dapprima personale, e poi politica. Il numero due della Lega, da tempo considerato capo ombra del partito, è l’uomo della transizione europeista di Matteo Salvini, l’uomo che ha aperto a mr. Whatever it takes, gettando nello scompiglio il centrosinistra.

Il settimanale L’Espresso nel 2018 lo definiva, in un profetico titolo, “Noioso, astuto e bocconiano: chi è Giancarlo Giorgetti, il Gianni Letta della Lega”. Non un uomo per cuori caldi, sempre ben pesato nelle sue uscite pubbliche, se ne ricordano poche da baruffa.

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Giancarlo Giorgetti, un uomo della Lega

Vicesegretario federale della Lega, dal 1º giugno 2018 al 5 settembre 2019 Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel Governo Conte I.

È stato segretario nazionale della Lega Lombarda dal 2002 al 2012, nonché capogruppo per la Lega Nord alla Camera dei Deputati nella XVII legislatura dal 2013 al 2014 e nella XVIII legislatura fino alla nomina a sottosegretario alla Presidenza del consiglio.

Un uomo schivo, di quelli che ha sempre ben separato pubblico e privato, a lui non si riconducono grandi scandali o momenti di gossip.

Il programma del numero due della Lega

Come detto, a Giorgetti si riconoscono doti di economista serio e sguardo solido sul futuro. Tra i suoi interessi c’è sempre stato anche il mondo delle telecomunicazioni, che diverrà focale nel corso del suo incarico al Mise.

Fu lui, allora sottosegretario a Palazzo Chigi nel governo gialloverde, a sponsorizzare un decreto per rafforzare lo strumento del golden power sulla rete 5G e venire incontro alle preoccupazioni degli Stati Uniti in merito alla partecipazione di aziende cinesi. Il decreto non passò per la contrarietà dei Cinque Stelle e fu in parte ripreso nel “decreto cyber”, primo atto politico e normativo del governo giallorosso.

Laura Ferrari, la moglie di Giorgetti

Il Ministro Giorgetti è da anni sposato con Laura Ferrari, balzata all’onore delle cronache per essere stata condannata per truffa ai danni della regione Lombardia nel 2008. La Ferrari in quell’occasione decise di patteggiare davanti al Giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Busto Arsizio, Chiara Venturi, due mesi e 10 giorni di reclusione per truffa a enti pubblici. La pena detentiva fu poi convertita in pecuniaria. Dunque il tutto si trasformò in una multa di 3.240. Pena a cui si aggiunsero i 25 mila euro che versò a titolo di risarcimento danno alla Regione Lombardia. I fatti che interessarono Laura Ferrari Giorgetti riguardavano la sua attività di insegnante di equitazione. La donna era titolare di corsi di equitazione in una onlus, società che per ottenere 400mila euro di
finanziamenti dal Pirellone, aveva «gonfiato» il numero degli allievi che frequentavano i corsi di formazione.

Salvini vs Giorgetti: Draghi ha scelto il cavallo vincente della Lega?

Quando è stato fatto il nome di Giancarlo Giorgetti, nessuno ha battuto ciglio. Forse perché tutti immaginavano che per avere la maggioranza, Draghi avrebbe dovuto coinvolgere la Lega, ed evidentemente per parlare con la fronda europeista della Lega era necessario confrontarsi con Giorgetti.

Le scelte fatte dall’ex BCE non hanno entusiasmato Matteo Salvini. All’interno del carroccio è certo vero che non ci sono “correnti”, però linee di pensiero differenti sì. E Draghi lo ha capito subito. Quindi, per evitare inversione ad U, il Premier ha pagato le tre correnti e ha bagnato le polveri di Salvini. Nel governo c’è il Salviniano Garavaglia, la fedelissima di Zaia, Erika Stefani, e il frondista pro euro Giorgetti.

Questi tre nomi inchiodano la Lega, e depotenziano il leader. Stessa operazione fatta con tutti gli altri partiti. Vedi in quota Pd, inchiodate le tre anime. Così come con Forza Italia.

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