Dibba-Renzi, uno scontro che costa: fermi entrambi e Paese paralizzato

Quello tra Dibba, il Che di Roma nord, e Renzi, il rottamatore, è uno scontro che costa

Alessandro Di Battista 

La frangia del Dibba ieri si è arricchita. I numeri di una riunione telematica, ci raccontano di un numero tra i venti e i trenta parlamentari del Movimento partecipanti, una cifra superiore a quella immaginata ed immaginabile. Una rivoluzione interna che si muove sulle ali del 10% del Movimento. Tra i partecipanti, non solo i due gruppi di senatori (i sette «irriducibili» anti-renziani e i sette «possibilisti ma con paletti ferrei»), ma molti deputati che sono usciti allo scoperto.

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Dibba-Renzi, uno scontro che costa: fermi entrambi e Paese paralizzato. Paura Palazzo Madama

I timori del reggente sono tutti per Palazzo Madama, la maggioranza debolissima proposta l’ultima volta in senato non potrà permettersi numeri in meno. Ha dunque colpito la politica di Matteo Renzi, ovvero minare il Movimento dall’interno. Se i frangisti dovessero mettere un veto non basteranno più Iv e Europeisti, per sopperire alla mancanza ci si rivolgerà a Forza Italia. Sennò saranno urne.

E’ chiaro che il coinvolgimento di Berlusconi di fatto elimina Conte dalla corsa, e la colpa sarebbe solo della rottura interna al Movimento. Berlusconi potrebbe garantire solidità a Camera e Senato, e porterebbe al governo anche Carlo Calenda ed Europa Più. Si vedrebbe dunque quella famosa maggioranza dei migliori. Una strategia che vedrebbe cadere il Movimento Cinque Stelle in un baratro che darà esiti alle prossime elezioni, e segnerà di fatto il vuoto di potere che alberga all’interno del Partito Democratico. Questa ipotesi depotenzierebbe anche il ruolo di Conte, il cui contributo per via del suo gruppo non sarebbe più necessario.

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