Morto per Covid, i radicali da mesi lottano contro l’abbandono della categoria

Morto per Covid, c’è la rabbia dei sindacati: è una morte lenta e silenziosa quella della categoria.

Polizia penitenziaria (Fonte foto: web)

A fine dicembre Rita Bernardini è stata ricevuta dal presidente del Consiglio che precedentemente è stato in visita nel carcere romano di Regina Coeli. Motivo? I radicali denunciano da inizio pandemia come il sovraffollamento delle carceri renda “esplosiva” la situazione a fronte della pandemia di Covid-19.

In un appello al governo i radicali italiani hanno chiesto “misure immediate” per far fronte a una situazione “che sta diventando in queste ore letteralmente esplosiva”, sottolineando che “se è difficile per chiunque vivere in questo periodo con i provvedimenti di contenimento del virus, lo è a maggior ragione per chi vede ristrette le sue libertà, chi è detenuto”.

Ovviamente la tutela richiesta è si per i detenuti, ma anche per gli agenti penitenziari. Sebbene da lati opposti delle sbarre, e sappiamo bene quanto conti, detenuti e poliziotti la battaglia contro il Covid la vivono allo stesso modo.

LEGGI ANCHE >>> Nel mondo esistono località covid free, anche l’Italia ne può vantare due

LEGGI ANCHE >>> Covid: “sta arrivando un picco di contagi” e si sceglierà chi salvare

Morto per Covid, nonostante le battaglie dei radicali. A Lanciano perde la vita un ispettore di polizia penitenziaria

La storia terribile arriva da Lanciano. Nella giornata di ieri è morto per covid un ispettore di polizia penitenziaria di 59 anni di origini pugliesi di stanza presso la Casa Circondariale di Lanciano. La notizia arriva per voce dei segretari regionali delle organizzazioni sindacali di Comparto (Sappe, Osapp, Uil Pa, Uspp, Fns Cisl e Fp Cgil) che esprimono piena ed incondizionata vicinanza e cordoglio.

“Una strage silenziosa ed amara – chiosano i sindacalisti – che continua a piegare il nostro Paese e preoccupa tanto gli Istituti Penitenziari, vista l’escalation di contagi accertati all’interno delle carceri – non di meno quelli che insistono nella Regione Abruzzo. Lo scorso 4 gennaio, le compagini sindacali ebbero ad indire lo stato di agitazione, chiedendo attività preventive per prevenire ulteriori contagi (visto gli episodi di Sulmona e Lanciano) e considerato gli affanni organizzativi e logistici legati all’emergenza”.

Impostazioni privacy