Roberto Vecchioni, malattia: l’insegnamento indimenticabile del cantautore

Roberto Vecchioni, l’amatissimo cantautore, racconta la malattia che lo ha colpito e poi parla dell’importanza del medico di famiglia

Vecchioni
Fonte foto: Getty Images

Roberto Vecchioni è uno dei più influenti e cantautori italiani. Nella sua lunga carriera ha vinto numerosi premi importanti e altrettante competizioni come: il Premio Tenco nel 1983, il Festivalbar nel 1992 e nel 2011 si è aggiudicato il Festival di Sanremo e il Premio Mia Martini della critica.

Forse non tutti sanno che nel 2019, Vecchioni ha dovuto subire un’operazione per sconfiggere un male che lo aveva colpito. Nell’intervista riportata dal sito Ok-salute.it, il cantautore ha raccontato la sua esperienza e come spesso succede, le sue parole sono state molto profonde e dalle quali si può indubbiamente trarre insegnamento.

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Roberto Vecchioni, malattia: ha sconfitto il tumore al rene

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Il cantautore, amatissimo dal pubblico, ha raccontato di aver affrontato un piccolo tumore al rene per il quale si è dovuto operare. Vecchioni ha confessato di aver visto dieci professori tra l’Italia e l’estero: “Ho ricevuto dieci pareri in cui ognuno mi prospettava con freddezza un intervento diverso”. Secondo il cantante, il paziente ha bisogno di sensibilità: “del lato umano del medico”.

A tal proposito, Vecchioni ha aperto una riflessione importante su una figura molto importante: quella del medico di famiglia“Bisogna valorizzare la figura del medico di famiglia, quello di una volta, che sa tutto di te e dei tuoi parenti, che ha in mano le cartelle di tutti, che non si chiude nella sua torre d’avorio ma vive sul campo, ti segue, si sbatte, va in giro”.

Come sempre, l’idea del cantautore non è mai banale e anzi, piuttosto profonda e artistica: Il medico rimane ancora una figura che cura non solo il corpo, ma l’anima. E le due cose devono essere riportate insieme”.

Non a caso, il cantante ha scritto l’introduzione di un libro intitolato C’era una volta il medico di famiglia. Il testo è stato scritto da due medici di famiglia: Maurizio Bruni e Francesco Carelli.

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