Covid, prima l’Occidente: e se il vaccino fosse una cosa da ricchi?

Secondo People’s Vaccin Alliance, il 96% delle dosi di vaccino già pronte sarebbero state acquistate già dai Paesi occidentali. Quelli in via di sviluppo rischiano un 2021 difficile.

Il 96% delle dosi di vaccino (fra quelle naturalmente già pronte) sono state acquistate dall’Occidente. Vero, una delle zone del mondo più colpite (specie in Europa e negli Stati Uniti) ma di certo non l’unica. Anzi, a ben vedere, fra i Paesi che più hanno sofferto la pandemia, anche per situazioni socio-economiche tutt’altro che brillanti anche prima del caos, ci sono Brasile, Colombia e altre Nazioni del Sud America. Dove arrivare a coprire la popolazione con il vaccino sembra un obiettivo tutt’altro che raggiungibile nell’anno che verrà.

Secondo un dossier di People’s Vaccin Alliance, organizzazione della quale fanno parte tante ong e altre associazioni per i diritti umani, il quadro è inquietante: il 53% delle dosi di vaccino Pfizer e Moderna sarebbero già ad appannaggio dei Paesi “ricchi”. “A meno che qualcosa non cambi radicalmente – spiegano -, miliardi di persone in tutto il mondo non riceveranno un vaccino sicuro ed efficace per il Covid-19 negli anni a venire”.

LEGGI ANCHE >>> Contagiare giovani sani al covid per velocizzare la ricerca sul vaccino

E se il vaccino fosse una cosa da ricchi? I Paesi poveri rischiano di restare indietro

Un allarme che, in realtà, è storia vecchia. Nel Sud del mondo, si rischia di restare indietro anche sui vaccini. In contesti in cui, peraltro, anche il tracciamento è risultato difficoltoso e la crisi economica è stata anche più forte, soprattutto in fase di lockdown. E specie in quei Paesi, come quelli africani e latinoamericani, dove l’economia informale è parte integrante del welfare. Al momento, secondo le stime di Pva, almeno nove persone su dieci in circa 70 Stati potrebbero essere per ora escluse dalle vaccinazioni.

AstraZeneca ha fatto sapere che la destinazione di una percentuale consistente delle sue dosi andrà ai Paesi in via di sviluppo. Al momento, però, lo scenario resta ugualmente complicato in quanto una sola azienda non può farsi carico dell’area del Pianeta più vasta e più densamente popolata. Anche per questo il campanello d’allarme è suonato in seno alle Nazioni Unite.

L’obiettivo dell’Onu, infatti, è vaccinare in breve tempo circa il 20% della popolazione più a rischio. C’è l’iniziativa Covax che se ne farà carico, per far sì che la distribuzione dei vaccini sia equa e riguardi innanzitutto coloro più esposti. Mezzo miliardo di dosi entro i primi quattro mesi del 2021, con la speranza che nessuno resti indietro.

LEGGI ANCHE >>> Vaccino, le parole del ministro Speranza: “I cittadini devono capire”

Impostazioni privacy