9 ottobre 1963, un paese cancellato dall’acqua, duemila morti: la diga del Vajont

Una tragedia immensa, intere famiglie spazzate da un’onda alta 250 metri. Zaia: «Chi ancora non capisce le conseguenze visiti il cimitero».

cimitero del vajont

Vajont, Longarone, Monte Toc: nomi che ai più giovani sembrano sconosciuti, puntini nelle cartine da studiare solo nelle lezioni di geografia. O in quelle di storia, se si parla di una tragedia come quella del 9 ottobre 1963. Un’onda alta 250 metri ha sotterrato e cancellato un intero paese in provincia di Belluno – Longarone – e ha lasciato sott’acqua più di duemila vittime.

I familiari che riuscirono a scamparla hanno vissuto con un dolore mai cancellato: chiunque da quelle parti in Veneto si scopre abbia perso qualcuno nella tragedia del Vajont. E per non dimenticare, il governatore Zaia avverte: «Ancora un anniversario che ci impone di ricordare come quasi duemila persone trovarono una morte orribile.

Ma il presidente del Veneto va oltre, spiega quanto sia importante non dimenticare, anche alla luce di altre tragedie dovute al dissesto e alle incurie degli uomini rispetto alla natura.

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9 ottobre 1963, un paese cancellato dall’acqua, Zaia: l’indispensabile sfruttamento della natura sia equilibrato

57 anni fa la tragedia del Vajont, la drammatica cancellazione del vecchio paese di Longarone (BL), travolto da un’enorme onda di fango mossa dalla frana che, staccatasi dal Monte Toc, è precipitata nell’invaso della grande diga.

In un momento storico come questo – aggiunge Zaia – in cui sembra unanime l’esigenza di una maggiore sensibilità nel rispetto del pianeta e, per usare le stesse parole di Papa Francesco, nella cura del Creato, la tragedia del Vajont rimane un monito affinché l’indispensabile sfruttamento della natura sia sempre equilibrato, in condizioni di sostenibilità per il territorio e di sicurezza per la comunità. Chi ancora non lo capisce visiti il cimitero di Fortogna».

Una ferita mai rimarginata, la richiesta di giustizia – mai arrivata – di un popolo come quello veneto, poco abituato a chiedere aiuto, un popolo che si è rimboccato le maniche ed è andato avanti, senza però dimenticare.

L’ultimo pensiero del Presidente Zaia è per il volontariato: «Forse per la prima volta, cinquantasette anni fa arrivarono a Longarone volontari da tutto il Veneto e anche da altre regioni. Affiancarono gli Alpini, i Vigili del Fuoco, le Forze dell’Ordine e gli altri uomini delle istituzioni in quei giorni terribili. A tutti loro va un ricordo di gratitudine come a coloro che oggi ne continuano l’impegno in quel vero esercito di solidarietà che è la Protezione Civile». 

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