Alex Zanardi: “Sarà come scalare l’Himalaya, i miracoli non li fa nessuno”

Alex Zanardi è in un centro di riabilitazione, ma il suo medico ha subito voluto chiarire che la strada per la guarigione sarà lunga e tortuosa. «In questo momento lui è davanti all’Himalaya».

«In questo momento lui è davanti all’Himalaya» – spiega al Corriere della Sera il dottor Molteni, medico di Alex Zanardi, che lo tiene in cura nel Centro di Costa Masnaga. Eppure l’Himalaya è stato più volta vinto, perchè non dovrebbe farcela anche lui?

«Non possiamo essere stupidamente ottimisti e avere ora la certezza che arriverà in cima, ma non possiamo nemmeno essere preventivamente disfattisti e dirci sicuri che non ce la farà», ha poi aggiunto il medico con il chiaro intento di spiegare che la situazione è molto delicata, ma non una sfida impossibile.

Ci vorrà tempo, anche per i medici, per mettere a punto la terapia migliore, ma aggiunge: «Una cosa la sappiamo: siamo molto determinati. I miracoli non li fa nessuno e qui nessuno pensa di essere onnipotente ma faremo tutto ciò che sarà possibile fare, come facciamo sempre con i nostri pazienti».

Alex Zanardi e la “scalata all’Himalaya”, il figlio: “ce la farà”

Niccolò Zanardi
Fonte Facebook – Niccolò Zanardi
Il medico resta cauto, come è giusto che sia. Molto ottimisti sono invece la moglie Daniela e il figlio Niccolò che continua a lanciare al padre messaggi di incoraggiamento attraverso i  social.
“Papà ce la farà, io e la mamma gli parliamo” – ha detto ieri Niccolò Zanardi. Parole da figlio, piene d’amore e di speranza. Parole che ieri – informalmente –  medici e infermieri hanno commentato tra loro spiegando che se è vero che il corpo di Zanardi restituisce agli stimoli esterni, per esempio alle strette di mano, un primo accenno di feedback, è anche vero che queste reazioni vanno interpretate nella giusta misura: senza correre.
“Iter del risveglio”. Lo chiamano così. Da più di dieci giorni il corpo di Alex non è più sedato: si è proceduto gradualmente, come prevede per casi simili il protocollo medico e farmacologico.

Lo step successivo, con il trasferimento dal policlinico di Siena a Lecco, è abituare il cervello a riaccendersi e i muscoli a riattivarsi. “Decisivo sarà il lavoro di stimolazione neurologica e fisica. Se il paziente risponde la strada che all’inizio sembra in salita, e lo è, può lentamente posizionarsi su un piano più orizzontale” – spiegano dalla clinica.

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