Social network, la proposta di un “garante universale per il web”

Social network, la proposta di un "garante universale per il web"
Social network e formazione del consenso politico (Facebook)

 La proposta di un “garante universale per il web” lanciata dal prof Alberto Gambino, al convegno “Social Network e formazione del consenso politico”

Un “garante universale per il web“. Questa, la proposta lanciata da Alberto Gambino, presidente dell‘Italian Academy of the internet code (laic) e prorettore dell’Università Europea di Roma.

Gambino illustra l’idea del garante per il web al convegno “Social Network e formazione del consenso politico”.

Al convegno tenuto il 29 gennaio alla Sapienza, hanno partecipato costituzionalisti e giuristi esperti di governance della rete internet.

Gambino spiega che “Occorre che il dibattito italiano sul web si sprovincializzi“.

“Più che pensare – continua – al destino delle nostre autorità di regolazione, siano esse stesse nei consessi internazionali a proporre maggiore trasparenza sulle fonti delle informazioni immesse in rete“, ha spiegato Alberto Gambino.

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Social network, la proposta di un “garante universale per il web”: libertà di espressione e trasparenza

Per Alberto Gambino, c’è la necessità di svelare l’algoritmo che seleziona i dati.

Come riportato da un comunicato infatti, il giurista afferma: “C’è chi confonde ad arte il tema della libertà di espressione con il tema della trasparenza.”

“Entrambe – continua il prof – sacrosante ma diametralmente opposte in quanto la libertà di pensiero non può radicarsi arbitrariamente nella falsità“.

O anche, afferma il prof “laddove si pieghi alla strumentalità di un utile economico o politico occorre che lo faccia in modo trasparente, anche svelando l’algoritmo che seleziona i dati”.

Su questo tema, dice Gambino, “occorre essere determinati e invitare le autorità nazionali a farsi promotrici e garanti di un vero pluralismo trasparente interno alla rete”.

“C’è poco tempo per attuare questi principi – aggiunge il prof. Gambino – in quanto la generazione dei nativi digitali non è in grado di cogliere la complessità di questo conflitto perché non ne è mai stata attraversata, e ripone negli i-phone e nei device una fiducia acritica e cieca”.

“Soltanto la cultura della generazione nata prima, fuori dal contesto digitale, è in grado di offrire le categorie del pluralismo e della trasparenza”, spiega Gambino.

“Non è un atto di sfiducia verso le nuove generazioni – conclude il professore – ma una realistica presa d’atto che i giovani utenti del web non si possono educare da soli e l’Italia con la sua cultura umanistica può diventare un attore importante in una riflessione davvero planetaria”.

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