Rincari in arrivo anche per la colazione al bar: rimarrai senza parole

L’inflazione versata direttamente nel caffè o nel cappuccino, rischia di rendere amarissima e indigesta la colazione al bar di molti italiani. Cosa sta accadendo?

Colazione al bar
Colazione al bar

Dopo la corrente elettrica, il gas e la benzina, un’altra brutta notizia potrebbe rendere ulteriormente amaro il 2021. Siamo di fronte a 12 mesi che si classificano, senza esagerazioni, come parte dell’ennesimo annus horribilis per l’economia italiana, nonchè quella mondiale.

I prezzi di ogni bene possibile stanno salendo alle stelle e come in un vortice tutto questo condiziona tutte le attività, in primis la ristorazione. Qui gli imprenditori sono alle prese con fatture esorbitanti, per sopravvivere non possono che farci pagare il doppio anche un cornetto.

2021 post pandemia annus horribilis: rincari su rincari

“Il momento” della colazione al bar, il rito del cornetto e del cappuccino, per molti italiani, rappresenta una frazione della giornata a cui è difficile rinunciare. Ma, a quanto pare, l’inflazione galoppante, e i conseguenti rincari dei costi per i gestori di attività ristorative, costringerà i baristi ad aumentare di netto i costi della prima “pausa culinaria” della giornata.

Qualcuno direbbe, non a torto, che mai caffè ha avuto riuscita più amara. Anche se di solito il caffè è una bevanda che andrebbe sorseggiata senza zucchero, i puristi sostengono che solo così si apprezza a pieno, sono talmente tanto “le mancanza di dolcezza” nel nostro quotidiano, che a un buon caffè dolce al bar per iniziare a tuffarci nel mondo del lavoro non potremmo proprio rinunciare.

Cosa sta succedendo e soprattutto quali altri novità negative ci dobbiamo attendere? Davvero la colazione fuori casa rischia di diventare un bene di lusso, un momento che solo pochi possono concedersi? A cosa altro devono rinunciare gli italiani, in pieno clima di inevitabile austerity?

Colazione al bar amarissima grazie all’inflazione

L’inflazione versata direttamente nel caffè o nel cappuccino, rischia di rendere amarissima e indigesta la colazione al bar di molti italiani. Cosa sta accadendo?

Risvegli amari in vista per gli italiani non c’è che dire. L’inflazione si “gusta” già dalla colazione, il cui costo è salito sui massimi da 10 anni.

Questo è quanto risulta dall’apposito “breakfast index” elaborato dal quotidiano britannico Financial Times in base alle quotazioni sui mercati di caffé, latte, zucchero, grano, succo di arancia.

L’indice è salito del 63% rispetto al 2019 dopo che le industrie alimentari hanno iniziato a ritoccare i prezzi per far fronte ai problemi di approvvigionamento e quindi ai rincari delle materie base.

Cornetto e cappuccino diventeranno beni di lusso?

Va detto che il quadriennio 2016-2019 era stato caratterizzato da prezzi insolitamente bassi grazie a un periodo di raccolti particolarmente generosi.

Come in molti altri settori la ripresa della domanda post-pandemia è stata però più veloce del previsto, spiazzando i fornitoti e creando pressioni sulla catena di approvvigionamento. Inoltre i costi dei trasporti sono saliti a causa dei rincari dei carburanti.

L’aumento della domanda di biocarburanti, che si verifica ogni volta che il costo dei combustibili fossili sale, contribuisce a spingere salire i prezzi degli oli vegetali, come l’olio di colza, di soia e di palma.

Colazione al bar destinata ad aumentare: colpa degli aumenti globali

Come se non bastasse i meteorologi si attendo eventi atmosferici estremi in Asia per il secondo anno consecutivo oltre ad altri periodi di siccità e gelate.

Il costo dei fertilizzanti, che sono realizzati con gas naturale, è infine salito dopo che molti produttori hanno fermato i loro impianti. Tutto questo accade a causa dell’aumento dei prezzi del gas. Nell’ultimo anno i prezzi del grano sul mercato è così salito del 20%, quelli dell’avena sono raddoppiati.

LEGGI ANCHE >>> Bollo auto, cosa accadrà in ben 18 Regioni: incredibile ma vero

Il costo dello zucchero è salito del 26% da inizio anno mentre il caffè del 56%. Quello che preoccupa gli analisti è la lentezza con cui l’offerta si sta adeguando alla forte domanda, dinamica che lascia supporre che i prezzi non siano destinati a scendere a breve.

 

Impostazioni privacy