Celiachia, come avere una diagnosi tempestiva? Ecco cosa tenere sotto controllo

Il problema della celiachia è all’ordine del giorno. Tra chi è davvero malato a chi preferisce seguire altre diete. Ma come fare per arrivare ad una diagnosi tempestiva?

Celiachia (AdobeStock)
Celiachia (AdobeStock)

La celiachia è una patologia cronica autoimmune che provoca una reazione gravissima. La reazione causa un’infiammazione che va a danneggiare il rivestimento dell’intestino tenue e causa il classico malassorbimento. Quest’ultimo è la mancanza di assorbimento di vari nutrienti.

Oggi il mercato gluten free è molto praticato nonostante le persone celiache sono l’1% della popolazione. Da sottolineare come l’1% sia certificato ma nessuno vieta di pensare che ci siano tanti celiaci che ancora non lo sanno ufficialmente. Molte persone, nonostante non siano celiache, procedono comunque ad una dieta senza glutine.

Il problema che avvolge questa patologia è il ritardo nella sua diagnosi. Viene, spesso, confusa con malattie gastrointestinali o altri disturbi. Questo perché i sintomi possono essere ambigui. Però, come riportato da ilfattoalimentare, ci potrebbe essere la svolta. Tra settembre e ottobre sono stati pubblicati dei documenti che potrebbero permettere di avere una diagnosi tempestiva. Andiamo a vedere gli elementi specifici e i fattori di rischio riportati.

Celiachia: i due studi che potrebbero cambiare tutto

Il studio riguarda un documento pubblicato su Nature Reviews on Gastroenterology & Hepatology. Il materiale si rivolge ai clinici e a chi fa ricerca. Questo riguarda il meccanismo della malattia, diagnosi, terapia e gestione in relazione a cosa è emerso in un workshop americano del 2020 che si occupava proprio di celiachia. Un quesito posto dato che l’unica barriera di difesa è la dieta. Ma questa, troppo spesso, risulta inefficace. Nonostante alcuni test in fase sperimentale, il documento sottolinea l’aggiornamento di test sierologici. In più, aggiunge, la necessità di una biopsia intestinale per un quadro chiaro e definitivo.

Il secondo caso è pubblicato su Plos One e analizza 191 studi in cui sono emersi 26 indicatori riguardanti fattori di rischio e sintomi. Per i primi ci sono prove che riguardano una possibilità di avere la patologia per chi ha una dermatite erpetiforme, storia familiare di celiachia, malattia epatica cronica, un assetto genetico aplotipo HLA DQ2/DQ8. Ci sarebbe spazio anche per chi soffre di emicrania. Ma sia questa che per le malattie epatiche croniche non si ritrovano in tutte le linee guida sui fattori di rischio. La probabilità potrebbe diventare tripla per chi ha un parente stretto con questa patologia.

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Per quanto riguarda i sintomi sono confermati la diarrea da malassorbimento, dolore addominale, gonfiore e flatulenza, digestione difficile. Oltre a stitichezze e, alle volte, il vomito. Questi lavori danno una mano non solo per le ricerche ma anche per capire subito che si tratta di celiachia e avere una diagnosi tempestiva.

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