Lutto nel mondo della TV: se ne va un pilastro

Lutto nel mondo della tv: ci lascia un personaggio che definire pioniere è il termine esatto. La sua intelligenza, la sua tenacia, i suoi intenti sono stati unici, geniali.

Lutto nella moda (Adobe Stock)
Lutto nella moda (Adobe Stock)

Lutto nel mondo della TV: 98 anni, addio al pioniere degli apparecchi televisivi italiani

Imprenditore coraggioso, visionario, un po’ matto. Architetto, ingegnere. Sono tutti straordinari e affascinanti aspetti della vita di un uomo a cui la nascita, tecnologicamente parlando, del piccolo schermo, deve tantissimo. Un personaggio unico che da oggi non è più tra noi. Ci ha lasciati infatti a 98 anni, nella giornata odierna, Carlo Vichi, fondatore storico del marchio Mivar. Stiamo parlando del gruppo evoluzione della Vichi Apparecchi Radio, società da lui fondata nel lontano 1945. In poche parole il primo vero creatore e produttore dei primi apparecchi televisivi che sono arrivati nelle case degli italiani.

Lutto nel mondo della TV: ci lascia Carlo Vichi

Siamo esattamente nel 1945, Carlo è originario di Montieri, in provincia di Grosseto. Ma trascorre a Milano la maggior parte della sua vita. E’ infatti nel capoluogo lombardo che avvia la sua brillante attività imprenditoriale che cambierà, per sempre, e in meglio, lo scenario futuro del mercato del piccolo schermo.

Prima la Var, poi la Mivar: è storia

Fonda a Milano la celebre Var, Vichi Apparecchi Radio. Nel laboratorio di via Tommei 5, nel capoluogo lombardo, si cominciano a produrre, sotto la sua direzione, radio e valvole a livello artigianale. Il grande salto arriva circa 20 anni dopo, nel 1963, quando è già operativo lo storico stabilimento di Abbiategrasso, in via Dante 45. Ed è qui che prende piede la vera e propria attività produttiva.

Lutto nel mondo della TV, boom economico: fino a mille dipendenti

E, in onore alla città di Milano, nasce la Mivar, con la sigla Mi della città. Sono gli anni d’oro del boom economico, della rinascita tutta italiana, e l’imprenditore Carlo Vichi, traendo vantaggio dal momento, arriva ad assumere fino a 1000 dipendenti per produrre i primi apparecchi televisivi che arrivano nelle nostre case. Negli anni ’70 e ’80, l’imprenditore, il genio Vichi, resiste alla spietata concorrenza straniera. E’ capace di superare i momenti difficili, concentrando la sua attenzione interamente sulle tv e lasciando perdere il mondo delle radio.

Anni 60-70: non c’è un italiano che non ha una Mivar in casa

Comprende, con intelligenza, il calo delle domande delle radio, è capace di supportare e andare incontro ai progressi della tecnologia. E’ pronto, con la sua azienda, quando è il momento di costruire e vendere le tv a colori. Insomma si adegua ai tempi e sposa in modo straordinario e vincente i progressi della tecnologia.

La spietata concorrenza e la mano d’opera a basso costo

Le multinazionali che producono televisioni spostano le loro aziende nell’Est Europeo e in Cina: arrivano prodotti super tecnologici, arrivano le smart tv, le televisioni a schermo piatto, laddove la manodopera costa meno e quindi il ricavo è maggiore. Per la Mivar arriva il declino vero, nonostante si riesca ad arrivare a realizzare anche la prima smart tv tutta italiana, che però non vedrà mai la luce in ampia serie.

Da mille a 12 dipendenti: il declino e la fine

La crisi, la concorrenza, attanagliano l’azienda di Carlo Vichi che cessa le sue produzioni nel 2013. Dai mille operai degli anni sessanta, ne rimasero solo 12, che si occupavano esclusivamente di manutenzione. Una resa comunque con onore, seppur tristissima, per un imprenditore geniale, straordinario, capace di comprendere in anticipo le necessità dei tempi. Di creare uno storico marchio, tutto italiano, che ha cambiato per sempre le nostre vite.

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Un uomo unico che non mollò mai

Carlo Vichi (instagram)
Carlo Vichi (instagram)

La Mivar è stata una “compagna” della vita familiare del nostro Paese per anni. Non c’era un italiano che non avesse una tv Mivar in casa. Vichi fino all’ultimo fu uno che non mollò mai. Ed era talmente legato alla sua creatura, che in diverse circostanze dichiarò che per il suo funerale, quando sarebbe stato il suo momento, avrebbe voluto “una bella festa all’interno della nuova Mivar”.

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