Berlusconi, il mistero che gli “regalò” Villa Arcore

Villa Arcore è, ormai, la tenuta storica di Silvio Berlusconi, ma in pochi sanno che dietro la vendita si cela un mistero terribile.

Berlusconi, villa Arcore (GettyImages)
Berlusconi, villa Arcore (GettyImages)

Silvio Berlusconi è un uomo dalle mille sorprese e la sua principale dimora non poteva essere da meno. La grandissima villa di Arcore nasconde dentro di sé un segreto tanto affascinante quanto drammatico. Una storia che potrebbe essere scritta da un autore di gialli ma, invece, è un mistero che si è realmente verificato.

Villa San Martino ad Arcore è un ex convento rinascimentale. Per molto tempo appartenente alla famiglia Casati Stampa Soncino. Una dimora enorme, con 145 stanze, collezioni importanti di libri e quadri e anche un parco con tanta flora e animali al pascolo. Insomma, un patrimonio di grandissimo valore.

La vendita della dimora è molto complessa. Tutto parte dal presunto omicidio-suicidio, del 30 agosto 1970, del marchese Camillo di sua moglie e del suo amante Massimo Minorenti. Apparentemente un omicidio passionale. A questo punto entra in scena l’unica erede: Annamaria Casati Stampa di Soncino. Qui inizia a intravedersi Berlusconi, tramite l’ingresso in scena di Cesare Previti, figlio di Umberto che appare nel quadro societario berlusconiano.

Negli anni 70, Berlusconi stava costruendo Milano 2, stava iniziando la sua scalata ai vertici dell”imprenditoria. Serviva solo una dimora che dimostrasse agli altri che, con lui, non si sarebbe scherzato. Dopo il dramma di Villa Arcore, non poteva esserci dimora migliore.

Berlusconi, l’acquisto misterioso di villa Arcore

Come spesso accade, quando ci sono beni di grande valore inizia una battaglia legale da parte della famiglia Fallarino per non concedere l’eredità alla ragazza. La famiglia chiede di verificare chi sia morto per primo. In caso fosse stato il marchese, l’eredità sarebbe stata loro. L’avvocato della famiglia era proprio Cesare Previti,ma il dubbio viene presto archiviato.

Alla fine, l’erede è Annamaria che, all’epoca, aveva 19 anni. Così viene affidata all’avvocato di famiglia, Giorgio Bergamasco. La particolarità è che il pro-tutore fu Cesare Previti, che da nemico passa d essere amico di Annamaria. Sancita l’eredità, la ragazza si ritrova con un patrimonio impressionante. Ma decise di dare tutto a Bergamasco, così da trasferirsi in Brasile.

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L’unico mandato era di vendere la dimora con qualche eccezione. Non sarebbero dovute essere all’interno della vendita terreni e annessi, pinacoteca e biblioteca. La cifra finale fu 500 milioni di lire che, dato l’impressionante valore della villa, non corrispondevano ad una cifra congrua. Specialmente se si pensa ad una vendita che comprendeva anche le cose escluse da Annamaria Casati Stampa. Cosa che portò tantissime polemiche, anche se pochi sanno come sono andate realmente le cose.

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