Vittorio Sgarbi su Dupasquier, la provocazione: “i ragazzi si, i cavalli no?”

Vittorio Sgarbi, commentando la tragica dipartita del pilota Dupasquier, esprime tutta la sua avversione per il motomondiale.

Vittorio Sgarbi (GettyImages)
Vittorio Sgarbi (GettyImages)

Il critico d’arte e deputato dal temperamento “vivace” e prono al politicamente scorretto colpisce ancora. Del resto non potrebbe davvero farne a meno, è nella sua natura. Per Vittorio Sgarbi (nomen omen) il motomondiale dovrebbe essere “cancellato”. O almeno bisognerebbe riflettere seriamente al riguardo.

Il motivo? i tragici e prematuri decessi di giovani piloti che gareggiano sulle piste di. L’opinione dell’attuale sindaco di Sutri promette di far discutere e di generare polarizzazione, come sempre.

Vittorio Sgarbi contro il Motomondiale

Secondo l’opinionista che si divide tra politica, arte e le considerazioni più variegate, mettersi alla prova in uno sport che parta dai presupposti delle gare motociclistiche sarebbe “insensato”. Vittorio Sgarbi lo scrive sul suo profilo Facebook, a poche ore dall’incidente mortale che è costato la vita al giovane pilota Jason Dupasquier.

A giudizio di Sgarbi, i princìpi sportivi del Motomondiale sarebbero inconsistenti. Si tratterebbe di una competizione che si traduce in una sfida per la vita priva di senso. Troppi i rischi per i piloti, dunque.

La provocazione prosegue con un riferimento al Palio di Siena, oggetto di contestazioni da parte di critici e ambientalisti per il trattamento riservato ai cavalli durante la competizione. Per Sgarbi, è inconcepibile che si vogliano tutelare le vite degli animali da corsa senza considerare quelle dei giovani che defungono sui circuiti del motomondiale. “I ragazzi si, i cavalli no?” Questo l’interrogativo con il quale chiosa il suo post.

Comunque la si pensi, bisogna sottolineare che sulle piste delle gare in moto (moto3, moto2 o moto gp) si sono verificati “solo” 5 incidenti mortali negli ultimi 25 anni. Le misure di sicurezza previste dagli organizzatori hanno salvato molte vite.

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Non tutte, certo. É questa è sicuramente una tragedia sufficiente a motivare riflessioni più o meno provocatorie. I valori dello sport, tuttavia, non dovrebbero essere messi in discussione, e il motomondiale non deve essere fatto passare come un “gioco al massacro”.

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