Un anno dopo l’inizio di tutto: perché il modello italiano non è stato positivo?

Non tutto è andato bene nell'”andrà tutto bene” pronunciato un anno fa dal paese: il modello italiano non è da imitare.

Coronavirus

 

È passato circa un anno da quel febbraio 2020, l’inizio di quel virus che, ancora ai primi contagi, non dava ancora l’idea di cosa avremmo dovuto affrontare successivamente.

Certamente l’imprevedibilità del covid non aveva reso possibile stimare le morti e certamente non era prevedibile che avrebbe portato a tutto ciò , ma certamente qualcosa si poteva prevedere e non è stato gestito al meglio.

A partire dall’estate successiva, dove tra apertura e libera tutti, la situazione che con i due mesi e mezzo di lockdown e chiusura totale era stata notevolmente sistemata, è degenerata nuovamente.

Un anno dopo l’inizio di tutto: perché il modello italiano non è stato positivo?

Dopo quei due mesi e mezzo di chiusura totale infatti, tra canti sui balconi e toto-virus con i periodi di riapertura, la situazione sembrava essere migliorata, ma nessuno ha fatto nulla per mantenere il miglioramento ottenuto tramite sacrifici immani.

Cosi arriva Ottobre, lo spettro della seconda ondata è reale, in Europa i contagi salgono alle stelle e l’Italia… temporeggia!

Non si prendono decisioni drastiche e si evita di richiudere tutto per paura di un crollo dell’economia ulteriore.

Poi però la situazione peggiora ed i numeri crescono a dismisura. Si cerca sempre di evitare il lockdown, la chiusura viene localizzata con i colori delle zone, ma non è sufficiente.

Il lockdown natalizio è inevitabile, ma la situazione non muta di tanto.

A chi dare le colpe? Chi ha sbagliato? Probabilmente il pensiero generale è stato sbagliato, il modo di affrontare un virus troppo sottovalutato e davvero per troppo a lungo.

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