Revenge porn, l’incubo di una carabiniera ricattata dal falso collega

La donna, prima di entrare nell’Arma, era stata approcciata sul web da un sedicente aspirante carabiniere. Da lì è cominciato l’inferno.

Non solo revenge porn ma un vero e proprio ricatto. Quello subito da una donna ora in servizio presso l’arma dei Carabinieri, soggetta alle minacce di un suo presunto collega, mai visto di persona. Non era un carabiniere quell’uomo e non erano veri quei sogni condivisi con cui l’aveva approcciata sui social. Lei, dopo essere entrata nell’Arma, ha provato a troncare quel rapporto esclusivamente online. Non ci è riuscita, non subito. I ricatti, lo stalking. Una violenza, secondo i magistrati, nonostante i due non si siano mai visti di persona.

La vicenda risale al periodo fra il 2012 e il 2015. E oggi è finita in Tribunale, dove vigono le accuse di violenza sessuale, stalking e violenza privata. L’accusato è un cinquantasettenne. Nessun carabiniere né un aspirante tale. Un operaio del Bresciano che, con la scusa di voler condividere l’avventura nel corpo, aveva approcciato l’allora diciannovenne sul web. Convincendola, dopo averne conquistato la fiducia, a mandargli delle foto osé.

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Revenge porn, l’incubo di una carabiniera: “Mandami le tue foto o lo dico ai tuoi superiori”

Dal momento in cui la donna aveva deciso di interrompere i rapporti con quel pen-friend virtuale, era cominciato l’incubo. “Mandami tue foto dove sei nuda o dico tutto a tua madre e ai tuoi superiori“. Questo il bieco ricatto messo in atto dal falso amico. E non solo. L’uomo, nonostante le sue suppliche di lasciarla in pace, avrebbe intensificato le sue minacce, finendo per minacciarla di stampare le sue foto su un volantino e di attaccarle fuori dal comando.

Solo a quel punto la ragazza, terrorizzata dalla possibilità di perdere quanto costruito, ha deciso di confidarsi con i suoi colleghi, optando per una denuncia. Ora la vicenda finisce in Tribunale a Torino con un dato non irrilevante. L’accusa di violenza sessuale nonostante fra i due non ci sia mai stato un incontro. Perché quelle minacce, quei ricatti e quell’insinuazione del sentimento della paura, sono pari a una violenza. Anche fisica, oltre che mentale.

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