Perchè il calcio proprio non riesce a rinunciare al razzismo?

I fatti delle ultime, ore con l’episodio di razzismo in Champions League hanno soltanto riacceso la spia su una storia molto vecchia.

Koulibaly razzismo
Koulibaly razzismo (Facebook)

I fatti di ieri, in Champions League, con il quarto uomo della gara tra Psg e Basaksehir, che si rivolge in modo non proprio carino, alludendo al colore della pelle, nei confronti dell’assistente dell’allenatore dei turchi, sono soltanto una piccolissima goccia in un mare fatto di razzismo dilagante ed opportune correzioni di tiro, da parte di chi dovrebbe indagare.

Se solo volessimo pensare alla nostra Serie A, non si conterebbero gli episodi in cui calciatori di colore, sono stati presi di mira con cori e pesanti offese. Non si contano gli episodi in cui tali calciatori hanno anche minacciato di uscire dal campo, se quei cori, quelle offese non fossero cessate, ma gli arbitri, in merito sono si intervenuti, ma molto, molto raramente.

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Perchè il calcio, proprio non riesce a rinunciare al razzismo?, l’Italia addirittura raddoppia

In Italia il problema, perchè di problema si tratta, se non di vera e propria piaga, va considerato almeno raddoppiato. Si, perchè quello che altrove viene definito semplice campanilismo, da noi si trasforma in autentico razzismo, nei confronti di città, regioni, o particolari territori italiani.

Ma le autorità calcistiche e sportive, quasi mai sono seriamente intervenute per affrontare il problema, come detto, cosi come probabilmente farà l’Uefa, squalificando qualcuno, ma poi di fatto provando a far andare in secondo piano l’accaduto. Purtroppo, è sempre la stessa storia.

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