Accende il gas per farla finita, con i bambini: Le madri che uccidono i figli

Ha aperto i tubi del gas in casa e ha atteso con i suoi bambini che sopraggiunse la morte: I casi più eclatanti di madri che uccidono i figli.

Madri che uccidono creature, prima cresciute per nove mesi in grembo, e poi accudite dalla prima poppata e il primo pannolino. Madri alle quali all’improvviso le si inceppa qualcosa nella mente, e arrivano a compiere il gesto più eclatante e drammatico: uccidere il proprio figlio. Sociologi e psicologi ne parlano da decenni e spesso la follia sorprende anche loro: resta il tragico conteggio dei bambini uccisi da chi amano di più: la mamma. Ma andiamo per ordine.

Sì, perché almeno l’ultimo episodio, del 31 ottobre scorso ma segnalato solo ieri, ha avuto un epilogo diverso dai tanti che vi stiamo per raccontare: una mamma della Valtellina, in Lombardia, ha tentato di uccidere se stessa e i propri figli accendendo il gas, in casa. Ma in questo caso sono stati i bambini stessi a salvarsi e a salvare la mamma. Sei e otto anni, hanno sentito l’odore del gas, hanno visto la madre stesa a terra ormai priva di sensi, e sono riusciti a chiamare i soccorsi.

La donna, di Ardenno, in provincia di Sondrio, è stata arrestata dai carabinieri per tentato omicidio aggravato e tentata strage. Altre donne sono in carcere a scontare pene anche lunghissime, per omicidio. Perché ad altri bambini è andata molto peggio rispetto ai piccoli che hanno salvato se stessi e la madre.

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Accende il gas per farla finita, con i bambini: Le madri che uccidono i figli, da Samuele a Evan e Giuseppe

Quando a uccidere i bambini non è la mano di un pedofilo o di uno sconosciuto, ma della madre. Purtroppo sono tanti gli episodi drammatici che raccontano di omicidi in famiglia, a partire dalla tragedia di Cogne. Bambini portati con loro in una fuga disperata nel buio.

Samuele Lorenzi aveva 3 anni e fu ucciso nel 2001 mentre si trovava nel letto dei genitori nella villetta di Cogne. Annamaria Franzoni, la mamma di Cogne ha sempre negato di aver ucciso il secondogenito quella mattina. La verità processuale però è un’altra. La Franzoni ha ucciso il bimbo nella loro casa di Montroz adoperando un’arma sconosciuta e mai ritrovata. Gli ha fracassato la testa e poi ha chiamato i soccorsi.

L’omicidio del piccolo Loris è un caso che ha scosso tutti. Il corpo del piccolo è stato ritrovato il 28 novembre 2014 in un canalone a pochi passi dal Mulino Vecchio, a 4 chilometri dalla scuola “Falcone e Borsellino” che il bambino frequentava. La madre Veronica Panarello ne aveva denunciato la scomparsa alcune ore prima: “Non ho trovato mio figlio all’uscita dalle lezioni, aiutatemi”. Dopo un lungo processo è stata infine condannata a 30 anni di reclusione.

Il 12 maggio 2002 una madre 31enne uccide la figlioletta di 8 mesi mettendola nella lavatrice nella sua casa di Madonna dei Monti, in località Santa Caterina Valfurva, in Valtellina. La donna ha aperto lo sportello dell’elettrodomestico e ha sistemato il corpo della piccola nel cestello. Poi ha attivato il lavaggio. A fare la tragica scoperta fu il padre della bambina.

Il 4 aprile 2013 Francesca Sbano, 31 anni, avvelena la figlia di tre anni dandole da bere del diserbante e poi si lancia da secondo piano della casa dove viveva separata dal marito da due mesi. Lascia un biglietto: “Benedetta la porto via con me”. E così fu.

L’8 settembre 2005 a Merano (Bolzano) Christine Rainer, 39 anni uccide a coltellate il figlioletto di 4 anni. Mentre sta facendo colazione. Alcune ore dopo il delitto tenta il suicidio gettandosi da una finestra del secondo piano del commissariato di polizia dove gli investigatori la stavano interrogando.

Il 22 ottobre 2011, a Grosseto, una donna uccide il figlioletto di 16 mesi durante una gita in pedalò nelle acque della Feniglia.

Ancora 2013: il 6 marzo Daniela Falcone, 43enne di Rovito (Cosenza), uccide il figlio di 11 anni sgozzandolo. Lo ha colpito ripetutamente con delle forbici. Dopo aver ucciso il figlio la donna ha tentato di uccidersi a sua volta, ma senza riuscirci.

In provincia di Lecco, il 18 maggio 2005 una madre di 29 anni uccide il figlio di 5 anni nella vasca del loro appartamento. Alle forze dell’ordine la donna racconta di essere stata aggredita da banditi sconosciuti in casa.

Il 20 luglio 2009 a Parabiago, in provincia di Milano, Marcella Sardeni, una impiegata provata da una grave depressione, uccide il figlioletto di 4 anni strangolandolo con un cavo per il cellulare. La donna, 36 anni, viene trovata a vegliare il figlio agonizzante dalla madre e dalla sorella.

Il 7 luglio 2004, a Vieste, in provincia di Foggia, una donna di 33 anni uccide i suoi due figli di 5 anni e 2 anni. Li soffoca con del nastro adesivo prima di togliersi la vita nello stesso modo.

E poi il piccolo Giuseppe, ucciso a Ragusa, di botte, perché disturbava con il suo pianto l’amplesso della madre col patrigno, in auto. E il piccolo Evan, ucciso anche lui di botte dal patrigno senza che la mamma facesse nulla per evitarlo. Un’ecatombe, una strage di innocenti.

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