“E voi pensate che questa sia una zona rossa?”, al massimo rosè

Parole e musica di Vincenzo De Luca, che sintetizza in poche parole la fragilità e misure, in certi casi. Ma anche in altri.

La “domanda nasce spontanea”, esordirebbe il buon Antonio Lubrano, indimenticato giornalista e conduttore tv, che davanti ad una scena simile, non potrebbe che pronunciarsi a modo suo. Ma che senso ha tutto ciò? Mi spiego, che senso ha tutto ciò? Mi spiego ancora meglio, perchè ipoteticamente non mi è consentito attendere per un caffè all’esterno di un bar, quanto? un minuto? ed invece mi è consentito attendere ore, ripeto, ore, in fila all’esterno di un negozio di elettronica sperando di acquistare l’ultimo modello di Iphone?

Ora, chiaramente, il problema non è certo l’Iphone, e nemmeno il caffè, indiscutibilmente due “libertà” che per il momento, parliamo di poche settimane  alla fine, potremmo anche tranquillamente evitare di prenderci. Il problema, e anche bello grosso, è quello che c’è in mezzo, cioè, perchè una cosa si e l’altra no. E poi, perchè un vigile urbano, ad esempio, se trova me ed altre due persone all’esterno di un bar punisce con un verbale e forse la chiusura l’incolpevole commerciante, ed invece davanti a un centinaio di persone, fila Iphone, lo stesso vigile urbano, non punisce il sempre incolpevole commerciante?

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E il governatore disse: “Ma che zona è questa”

Si perchè lui in realtà ha capito, o forse finge di non capire, che la misura, probabilmente è fatta cosi, all’acqua di rose. Sempre la rosa che ricorre. Perchè di certo rossa rossa non è, se si possono fare le file, se si può stare in coda, dove si e dove no, tanto rossa non deve essere. E poi cosa succede? Che alla mensa dei poveri, multano quelli in fila, i poveri insomma, ma allora? Cosa succede, che zona rossa può mai essere questa?

Si perchè qualcosa sfugge, perchè non ha un senso preciso limitare certi assembramenti e favorirne altri, si favorirne, perchè certe campagne mediatiche, ampiamente condivise, sono un chiaro incitare all’assembramento coatto. E’ cosi, non ci sono ragioni che tengono, la campagna mediatica ha questo senso, la gente ha bisogno della spinta, ed alla fine tutti arrivano, di fatto dove devono arrivare. Ma questo, non fa paura, non è un rischio evitabile. Non è qualcosa del quale possiamo fare a meno.

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