L’appello disperato dei detenuti a Rebibbia: “qui ci fanno morire, venite a vedere”

Il grave sovraffollamento nelle carceri italiane è nuovamente passato in secondo piano di fronte all’emergenza Covid. Rebibbia scrive.

I detenuti del carcere di Rebibbia scrivono un comunicato allarmante sulla situazione all’interno soprattutto del Nuovo complesso romano. Scrivono quasi rassegnati che la loro voce venga dispersa al vento come è successo quasi sempre. Scrivono senza chiedere libertà o benefici ma solo salute, dignità, rispetto per quei diritti che anche per chi ha sbagliato nella vita, sono sacrosanti.

Un comunicato datato 27 ottobre, arrivato in redazione proprio ieri, parla di una situazione Covid molto preoccupante che va ad aggiungersi alle precarie condizioni in cui sono costretti i detenuti in celle anguste che non potrebbero contenere per legge tutte quelle persone che invece ci vivono per mancanza di posti. In piena prima ondata, il governo aveva optato per il beneficio dei domiciliari a più persone possibili, per scongiurare il contagio. Ma oltre ai soliti boss, non è uscito quasi nessuno: il carcere resta sovraffollato.

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L’appello disperato dei detenuti a Rebibbia: abbiamo bisogno che qualcuno venga a vedere come viviamo

Non chiedono libertà nel comunicato ma solo attenzione. Chiedono un aiuto dalla politica ma anche della stampa affinché possa farsi un giro all’interno di Rebibbia per vedere in che condizioni sono costretti a vivere i detenuti. Nessuna protesta violenta, solo una lettera che spesso per un carcerato è l’ultima speranza. Le carceri sono in perenne emergenza da decenni – aveva detto lo stesso Uilpa, il sindacato di polizia penitenziaria «Sovraffollamento in primis, debolezza dei modelli organizzativi, sanità a pezzi, personale sotto organico, offerta rieducativa carente».

Fuori dalle mura si sta cercando in tutti i modi di ariganre il continuo aumento di contagiati dal Covid, si cerca di evitare il più possibile assembramenti chiudendo attività commerciali, scuole, addirittura Regioni. Ma del carcere nessuno parla. Le migliaia di detenuti devono restare tutti lì, uno sull’altro, in celle anti costituzionali per dimensioni e capienza. Assembrati, proprio come non si dovrebbe fare. 

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