Conte, il Dpcm che non piace a nessuno: “devono chiudere queste tre città”

Anche al consigliere del ministro della Salute, Speranza, non piace il dpcm annunciato ieri dal premier Conte. Ecco perché.

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Sembra che le nuove restrizioni volute dal governo e firmate dal premier Conte non abbiano soddisfatto nessuno. A dire il vero ci sono stati pochi cambiamenti, il presidente del Consiglio ha chiesto più responsabilità da parte di tutti e ha lanciato una sorta di ultimo avviso prima di arrivare a quella decisione estrema che nessuno vorrebbe, a partire da lui: il lockdown totale.

Nonostante le paure e le attese, ieri Conte, di fatto, ha solo aggiunto la delega ai sindaci per eventuali coprifuoco locali.

Ma il virus non ascolta le conferenze stampa in ritardo del premier e continua il suo inesorabile cammino, contagiando e uccidendo ogni giorno sempre più persone. Walter Ricciardi, consigiere del ministro della Salute, Roberto Speranza, è preoccupato.

Ieri è ad Agorà su RaiTre: “Io farei degli interventi mirati rafforzando le decisioni nazionali, purtroppo in questa fase devono chiudere alcune attività in maniera chirurgica. Io non parlerei di Lombardia, ma per esempio di Milano. Non parlerei di Campania ma di Napoli e di alcune aree metropolitane, comincerei a preoccuparmi per Roma […]

In generale le misure prese vanno bene per tutto il Paese, ma ci sono delle aree dove la curva esponenziale dei contagi è talmente forte che per evitare che tra due settimane vengano prese d’urgenza altre misure è assolutamente necessario farlo ora”.

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Conte, il Dpcm che non piace a nessuno: “chiudere queste città prima che sia troppo tardi”

L’esperto Walter Ricciardi punta dunque a ragionare in modo drastico non a macchia d’olio oppure a regioni: le città con il più alto rischio di contagio hanno un nome ed un cognome: Milano, Roma, Napoli.  “La situazione è preoccupante perché di fatto l’epidemia soprattutto in alcune aree del Paese ha cominciato a crescere in modo esponenziale e questo, come abbiamo imparato dai mesi precedenti, significa che dopo un certo punto il raddoppio dei casi si ha ogni due o tre giorni”.

Dunque per Ricciardi, il dpcm firmato da Conte non è sufficiente ad arginare il dilagarsi dei contagi. “C’è necessità di integrare queste misure perché, quando tu hai una città che ha già migliaia di casi, significa che sei alla vigilia di una pressione enorme sui tuoi sistemi sanitari e questo lo devi evitare”. 

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