Aggressione feroce a Torino: in 15 su un violinista venticinquenne

Ancora molto preoccupante quello che succede in Italia: un nuovo pestaggio del branco. In 15 su un violinista torinese.

Fonte foto: (Web)

Ancora una volta, l’attacco del branco. Un attacco senza motivo, di un gruppo di persone contro uno. Almeno 15 personaggi di dubbia istruzione, si sono scagliate contro un violinista che passava di lì per caso.

L’episodio si è consumato a Torino, dove con la scusa di chiedergli una sigaretta, alcuni balordi si sono avvicinati ad un venticinquenne di origini venezuelane, per poi attaccarlo e picchiarlo in maniera selvaggia.

Torino: picchiato in pieno centro di ritorno da un concerto

Fonte foto: (Pixabay)

Lo studente del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, Raul Rao, tornava a casa dopo un concerto tenutosi a piazza Vittorio, passando per la centralissima via Po. L’orario non era certo dei migliori, verso le 3:30 del mattino quando in giro ci sono pochi testimoni, il venticinquenne veniva avvicinato da un gruppo di ragazzi che lui definisce tra i 20 ed i 25 anni, composto da uomini e donne.

Uno di loro inizia ad insistere, chiedendo più volte una sigaretta, Raul gentilmente risponde di non averne. Poi, un improvviso calcio alla schiena, Raul racconta: “Ha continuato a colpirmi. Sul petto, sul volto. Ho tentato di coprirmi il viso con le braccia. Ho visto che i suoi amici iniziavano a correre. Ho pensato volessero aiutarmi, che volessero fermare quell’uomo che sembrava drogato o ubriaco. Sono stato un ingenuo“. Stava per avere inizio infatti, l’ennesimo attacco del branco, come quello che colpì pochi giorni fa una coppia gay nel padovano.

Il gruppo infatti, si è accanito sul venticinquenne, continuando a colpirlo senza pietà. Uno di loro, infine, ha anche estratto un manganello colpendolo vicino la tempia, col rischio di ammazzarlo. A quel punto Raul ha trovato la forza di scappare e chiamare un amico per chiedergli, terrorizzato, di nascondersi da lui. Dopo esser stato curato in ospedale, Raul è stato convinto dal suo insegnante del Conservatorio di sporgere denuncia, ed ora racconta che non ce l’ha con l’Italia o con Torino: “Dopo questo episodio, sono stato male. Ma Torino, ormai da due anni, è la mia città”.

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