Coronavirus, migranti positivi e violenti: erano già scappati in passato

I migranti nigeriani che hanno aggredito medici e militari del policlinico militare Celio erano già evasi da un’altra struttura della Capitale

Migranti nigeriani, ospedale Celio
Fonte Instagram – @bobsavv

La storia dei migranti nigeriani che hanno devastato l’ospedale militare Celio di Roma (hanno anche ferito un medico mordendolo) sta facendo il giro d’Italia. D’altronde la tematica è caldissima e crea sempre dibattiti e spunti di riflessione.

I soggetti in questione sono due donne (con protezione internazionale) e un uomo (con permesso di soggiorno per casi speciali), che da diverse settimane non si stanno rendendo protagonisti di comportamenti esemplari. Anzi, con le loro azioni stanno mettendo a rischio la salute delle persone e anche la sicurezza. Ma andiamo con ordine e ricostruiamo per bene l’accaduto.

Migranti nigeriani-coronavirus: le loro “malefatte” in Italia

Migranti Nigeriani
Fonte Pixabay

Il 17 agosto tentano la fuga dal centro di accoglienza di Grottaferrata (al tempo stesso vengono denunciati per epidemia colposa) di cui erano ospiti e vengono portati all’ospedale Celio da due volanti della polizia. Lì viene riscontrata la loro positività al coronavirus motivo per cui vengono lasciati presso la struttura per osservare il periodo di quarantena obbligatorio previsto in questi casi.

Tutto sembra procedere normalmente fino al 28 agosto, quando tentano nuovamente di scappare. Il tentativo di placcaggio delle forze dell’ordine scatena la loro ira: mobili spaccati, un dottore picchiato e viene perfino sequestrato un bambino albanese. Fortunatamente dopo alcuni attimi di panico, i miliari sono riusciti a ripristinare l’ordine e ad evitare il peggio.

In generale resta però la questione migranti, che il governo sta facendo fatica a gestire. Gli sbarchi sono sempre più frequenti e non in molti casi i centri d’accoglienza riescono a sopperire alla situazione (quello di Lampedusa è l’esempio più eclatante). A questo bisogna aggiungere le situazioni di anarchia, di persone che non rispettano la quarantena e si spostano in altre zone del Bel Paese, aumentando il rischio di contagio.

Un fattore da tenere in considerazione visto che con il ritorno alle normali attività quotidiane, la “paura” di rimane infetti fa nuovamente capolino. Consentire anche sbarchi e fughe di migranti non fa altro che peggiorare lo stato delle cose.

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