Centro accoglienza migranti “troppo costoso”: indagato sindaco Reggino

Migranti, gestione centro calabrese: indagati un sindaco del Reggino e altre cinque persone. Operazione dei carabinieri ‘Cara Accoglienza’.

La gestione del centro accoglienza spende troppi soldi e i motivi non sono chiarissimi. Così ci hanno pensato i carabinieri ad indagare. Il quadro che ne è uscito è allarmante, assomiglia tanto ad un business più che ad un lavoro di solidarietà verso i migranti.

Nel mirino degli inquirenti ci sono un sindaco, il gestore di una società cooperativa, due titolari di impresa di abbigliamento e due funzionari della Prefettura di Reggio Calabria.

Una gestione costosa, discrezionale e poco trasparente del centro di accoglienza per migranti di Varapodio, nel Reggino. E’ quella che sarebbe emersa nel corso di una inchiesta, denominata “Cara accoglienza” condotta dai carabinieri della Compagnia di Taurianova con il coordinamento della Procura di Palmi.

Notifica dell’avviso di conclusione indagini a sei persone tra le quali il sindaco di Varapodio, Orlando Fazzolari.

Business in casa accoglienza: gli indagati

Carabinieri
Blitz carabinieri (foto pixabay)

Oltre al sindaco di Varapodio, indagati anche il gestore di una società cooperativa, due titolari di impresa di abbigliamento e due funzionari della Prefettura di Reggio Calabria. Indagati, a vario titolo, per falso ideologico (unico reato contestato ai funzionari della Prefettura), abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, truffa ai danni dello Stato e peculato.

L’inchiesta “Cara accoglienza” ha scandagliato la gestione del centro di accoglienza realizzato a Varapodio nell’ex agriturismo ‘Villa Cristina’, attivo dal settembre 2016 all’aprile 2018, dopo una convenzione stipulata tra il Comune e la Prefettura di Reggio, ed è partita nel 2017, poco dopo l’apertura della struttura.

Dagli accertamenti, riferiscono gli investigatori, è emersa una “gestione personale e discrezionale, caratterizzata da poca trasparenza e correttezza”, soprattutto in riferimento all’affidamento di servizi e forniture alle imprese, ma anche sull’assunzione dei singoli collaboratori che si occupavano della gestione dei migranti.

Il sindaco Fazzolari, in particolare, è accusato di aver stipulato convenzioni con affidamenti diretti con imprese da lui scelte senza la preventiva autorizzazione dal Consiglio comunale, il tutto, secondo gli investigatori, in contrasto con la normativa e in violazione del Codice degli appalti e della Convenzione con la Prefettura.

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