Buoni spesa, come funzionano? A quali famiglie spettano?

I buoni spesa sono tra le nuove misure disposte dal governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. A quanto ammonta la somma stanziata? Quali sono i criteri di ripartizione? 

Bonus spesa
Generi alimentari (Fonte Pixabay)

Le novità inerenti le disposizioni a tutela della popolazione sono sempre all’ordine del giorno in questa delicata fase di quarantena dovuta alla propagazione del Covid-19. In particolar modo, il Governo italiano sta cercando di dar manforte alle famiglie attraverso vari strumenti, come ad esempio il Bonus Baby Sitter 2020 per coloro che hanno comprovate esigenze lavorative e hanno bisogno di qualcuno che badi ai loro figli. 

Stavolta il sussidio riguarda una necessità piuttosto comune, ovvero quella di acquistare i prodotti di prima necessità per potersi sfamare. Per questo sono stati stanziati 400 milioni di euro da riconvertire in Bonus spesa, per le famiglie più indigenti. Si tratta di una somma raggiunta grazie all’accordo tra Governo e Anci (Associazione Comuni Italiani) per cercare di evitare possibili proteste sociali. Non è altro che l’anticipo del fondo di solidarietà da 4 miliari e 300 milioni che lo stato doveva erogare a maggio 2020 a cui è stata aggiunta la cifra sopracitata per far fronte al ritardo nella consegna dei 600 euro previsti dal decreto “Cura Italia”.

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Buoni spesa, come funzionano?

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Supermarket, Fonte foto: Pixabay

Il primo aspetto da chiarire è il criterio di ripartizione. Dell’intero ammontare, 387 andranno ripartiti tra le regioni a statuto ordinario più Sicilia e Sardegna. I restanti 13 invece saranno suddivisi tra Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige (con le sue province autonome Trento e Bolzano). In sintesi tutti gli 8000 comuni del Bel Paese avranno democraticamente la loro fetta di buoni spesa.

Circa l’80% del totale sarà distribuito in base ad un calcolo sulla popolazione totale residente in ciascun comune. Il restante 20% invece, tiene conto della differenza tra reddito pro capite di ciascun comune e il valore medio nazionale. Per questo, il contributo minimo per ciascun comune non potrà essere inferiore a 600. Come si potranno richiedere i buoni? Semplice, saranno attivati dei numeri telefonici a cui rivolgersi da parte dei comuni o alternativamente bisognerà contattare le amministrazioni stesse, che avranno inoltre il compito di divulgare una lista dei supermercati e degli esercizi aderenti all’iniziativa. Tale beneficio dovrà bastare fino al 15 aprile, quando dovrebbe iniziare l’erogazione dei 600 euro mensili previste per le fasce più deboli.

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Buoni spesa, chi ne ha diritto?

Il presidente dei sindaci Antonio Decaro ha però specificato che in sede di assegnazione si dovrà tenere conto anche di uno speciale algoritmo che tiene contro di quelle amministrazioni comunali con un numero più elevato di cittadini in condizioni di disagio. Per il resto non esistono particolari criteri per stabilire i beneficiari. Saranno i comuni stessi a valutare in base alle esigenze dei cittadini, dando a priorità a chi non percepisce già nessun tipo di finanziamento speciale (come ad esempio il Reddito di Cittadinanza). Inoltre per gli anziani, impossibilitati ad uscire di casa, saranno i volontari dei servizi sociali ad occuparsi di fare la spesa e di consegnarla direttamente presso il domicilio del richiedente. In linea di massima i buoni varieranno da un minimo di 25 euro ad un massimo di 50 euro a famiglia, ma anche questa decisione è a completa discrezione dei comuni.

 

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