Coronavirus, pane e salumi: gli alimenti trasmettono il virus?

Un timore sempre più diffuso è che si possa essere contagiati dagli alimenti, manipolati da operatori che potrebbero avere dei sintomi. Scopriamo cosa si sa fino a questo momento

Salumi
Pane e salumi (fonte foto: pixabay)

La drammatica situazione che stiamo vivendo in questi giorni, con le misure restrittive adottate dal governo, che ci impone di uscire soltanto per comprovati motivi di lavoro, salute e necessità – tra cui fare la spesa – ci rende lecito domandarci se il cibo che acquistiamo al supermercato o in macelleria possa essere un veicolo per la trasmissione del Coronavirus.

È possibile, talvolta, l’acquisto di alcuni alimenti probabilmente manipolati da operatori che hanno dei sintomi influenzali. In questo caso gli interrogativi che sorgono sono molteplici: il virus si attacca agli alimenti? Per quanto dura? Dopo quanto tempo muore? Quali accortezze possiamo prendere?

Occorre precisare che i dati disponibili sulla persistenza del virus nell’ambiente, ad oggi si riferiscono a studi condotti solamente su superfici inanimate come plastica, vetro, camici e guanti. Ad ogni modo, la persistenza del virus sui materiali varia in base al tipo di virus, primariamente all’interno dello stesso Coronavirus. Vi sono infatti diversi ceppi al suo interno, in particolare i ceppi P9 e GVU6109 del virus SARS-CoV hanno dimostrato persistenza sulla carta: 4-5 giorni il primo e 1 giorno il secondo. Questi dati sono stati raccolti principalmente in Italia e in Cina e fino a questo momento quello che sappiamo è che l’infezione si propaga attraverso secrezioni respiratorie, le famose goccioline nell’aria.

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L’Autorità europea per la sicurezza alimentare dichiara che non ci sono prove di trasmissione alimentare. L’Oms ha diramato, comunque, una serie di raccomandazioni da seguire

mani lavate
Lavarsi le mani (fonte foto: pixabay)

L’Autorità europea per la sicurezza (EFSA) monitora con premura la situazione di epidemia di coronavirus che sta dilagando in tutta Europa. Come detto in precedenza, ad oggi, non ci sono prove che gli alimenti possano trasmettere il virus o possano essere fonte di contaminazione.

“Le esperienze fatte con precedenti focolai epidemici riconducibili ai coronavirus, come il coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV) e il coronavirus della sindrome respiratoria mediorientale (MERS-CoV), evidenziano che non si è verificata trasmissione tramite il consumo di cibi. Al momento non ci sono prove che il coronavirus sia diverso in nessun modo”, così ha commentato il direttore scientifico EFSA Marta Hugas.

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È intervenuto anche il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) che ha affermato che il virus si diffonde attraverso le goccioline nell’aria emesse dal respiro, dagli starnuti e dalla tosse. Intanto l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha elencato una serie di raccomandazioni precauzionali che riguardano la preparazione dei cibi: lavarsi le mani, cucinare per bene la carne ed evitare contaminazioni crociate tra alimenti cotti e alimenti crudi.

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