Radio Radicale, Roberto Giacchetti del Pd ricoverato in ospedale

Radio Radicale, Roberto Giacchetti del Pd ricoverato in ospedale
Pd (GettyImages)

Roberto Giachetti è stato ricoverato oggi perchè da oltre tre giorni sta facendo lo sciopero della fame e delle sete per salvare dalla chiusura Radio Radicale

Il deputato del Pd, Roberto Giacchetti, è stato ricoverato oggi all’ospedale San Carlo di Nancy a Roma perchè da oltre tre giorni sta facendo lo sciopero della fame e della sete per salvare Radio Radicale dalla chiusura.

In seguito ai controlli clinici effettuati in mattinata, “dopo 83 ore di assenza di ingestione di alimenti solidi e liquidi, sull’onorevole Giachetti si riscontrano segni clinici di disidratazione, ipotensione con astenia marcata”, si legge nella nota.

Al rifiuto di Giachetti di riprendere ad alimentarsi, i medici hanno disposto il ricovero in ospedale, dove dovrà rimanere in osservazione.

Roberto Giacchetti ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Cari amici, da qualche ora sono ricoverato in ospedale perché, come inevitabile al quarto giorno di sciopero della fame e della sete, le condizioni fisiche cominciano a risentirne. L’alternativa, come mi hanno chiesto i medici, sarebbe stata quella di interrompere la mia iniziativa nonviolenta. Ovviamente ho rifiutato questa ipotesi”.

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Radio Radicale, Roberto Giacchetti ricoverato. La vicenda di Radio Radicale

Roberto Giacchetti, deputatato del Pd, è stato ricoverato oggi perchè da oltre tre giorni rifiuta acqua e cibo per salvare Radio Radicale dalla chiusura.

L’ex esponente dei Radicali, Giachetti ha iniziato lo sciopero per protestare contro la chiusura della storica emittente radiofonica, Radio Radicale, decisa dal governo, che non ha rinnovato la convenzione in scadenza domani.

Se non verrà rinnovata, Radio Radicale dovrà chiudere le trasmissioni. Lo stop alla convenzione era stato annunciato nei giorni scorsi da Vito Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria.

Contro la decisione dell’esecutivo si erano schierati anche l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e la Federazione nazionale della stampa italiana.

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La Lega ha presentato un emendamento al “decreto crescita” che prevede una proroga della convenzione di altri sei mesi.

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