Auto, grossi problemi per le vendite: i prezzi sono fuori controllo

Il mercato dell’auto non vive un momento semplice. Anche in questo settore, i prezzi risultano essere molto alti. La situazione preoccupa.

In questi ultimi due anni, ci sono stati tantissimi problemi. La pandemia prima e la guerra poi, hanno inciso in maniera a dir poco profonda in vari settori. Tra questi c’è anche quello delle vendite delle auto. Un settore che stava già avendo qualche problema ma che ora la situazione si è fatta ancora più difficile.

Auto, vendita
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Abbiamo visto come tutti i prezzi siano aumentati a dismisura. Cosa che ha portato il governo ad intervenire in maniera precisa per evitare maggior problemi. Si pensi che il mercato auto ha proseguito la strada degli aumenti del prezzo avviata nel 2020. Lo scorso anno ha immatricolato meno di 1,5 miliardi di auto per un valore di 35,6 miliardi di euro.

La situazione è andata peggiorando. Prima della pandemia, le fabbriche puntavano sulla massimizzazione dei volumi così da stabilizzare i piani di produzione. Non è un caso che, come riportato dall’analisi del Mercato a Valore condotta dal Centro Studi Fleet&Mobility, bastavano in media 21.000 euro per vendere 1,9 milioni di auto. E già nel 2020, senza i 600 milioni di incentivi, si sarebbe arrivato ad un valore medio netto di 22.800 euro. Ma a cosa è dovuta tale situazione? I dettagli.

Vendite auto, la situazione preoccupa: vendite a picco e aumento dei prezzi, lo scenario

Quello che più ha permesso ai venditore di ridurre al minimo gli sconti è stata la mancanza di prodotto. Una mancanza derivata dal chip-crunch. Questo, insieme alla limitazione alle auto-immatricolazioni e forniture al rent-a-car, ha permesso di avere un valore medio più alto data la concentrazione sulle utilitarie. Così i prezzi sono decisamente aumentati.

Tale strategia, però, era già nelle idee da prima di oggi. Una strategia legata ai tanti investimenti per l’elettrificazione. Qualche tempo fa, come riportato da Il Sole 24 Ore, girava una voce tra gli economisti che tale strategia avrebbe comportato una diminuzione delle quantità acquistate.

Diverso il discorso delle auto ibride a benzina o gasolio. Queste sono meno determinanti dato che incidono più di un terzo del mercato con un rapporto di valore e volume oltre l’uno. Le elettriche, invece, costano molto ma la quota marginale non influenze la media. Ma in numeri fanno sorgere delle domande. La prima riguarda, da quanto riportato da Il Sole 24 Ore, il fatto che se c’è più domanda che offerta, allora a cosa servono gli incentivi? Questo perché la domanda esiste ed è forte e, quindi, tali incentivi possono risultare essere dei regali a chi può effettivamente comprare tale modello.

Inoltre, gli aiuti richiesti al governo dal parte dei costruttori innescano delle perplessità dato l’aumento dei prezzi. Se da una parte possono incoraggiare i clienti dall’altra non è così. In ultima battuta, se tale impoverimento legato alle politiche della Commissione incide sui consumatori. Non sarebbe più idoneo chiedere a Bruxelles un piano adeguato? Proprio in riferimento a questo argomento, pare che il Parlamento abbia sancito lo stop alle vendite di auto a benzina e diesel.

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