Web, attenti a questo termine: costituisce diffamazione aggravata

Il web è terreno in cui tutti possono dire tutto. Ora, però, bisogna stare attenti ad un termine in particolare. Così si è espressa la Cassazione.

L’avvento di internet e del web ha portato una più ampia capacità comunicativa. Ora, tramite i social, tutti possono parlare con chiunque. Dietro un account è possibile commentare contenuti dei personaggi noti fino ad arrivare a discutere di vari argomenti. Se, da una parte, tale cosa è certamente positiva dall’altra nasconde delle insidie.

Web, termine
Fonte immagine: AdobeStock

Suoi social, sui forum e su piattaforme di questo tipo, molti si nascondo dietro l’anonimato. Cosa che porta, in certi casi, a leggere termini abbastanza fuoriluogo. Il tema degli haters, ad esempio, è davvero molto attuale e sentito. Per questo motivo, certi commenti lasciando moltissimi utenti senza parole.

Ora, però, a pronunciarsi in merito ad un termine molto usato ultimamente è stata la Cassazione. La corte, infatti, ha voluto bandire dal web un determinato termine. Mettendo, così, in guardia tutti gli utenti che quotidianamente scrivono sul web. Inoltre, soprattutto se usato in una specifica circostanza comporterebbe reato di diffamazione aggravata. Andiamo a vedere insieme di quale termine si tratta e cosa si rischia.

Web, bandito il termine “bimbomin*ia”: la sentenza della Cassazione

In questi anni, sul web abbiamo visto tantissimi termini che hanno lasciato tutti perplessi. In questo caso, la Cassazione è stata chiara ed ha parlato di diffamazione a mezzo stampa per l’offesa su internet. Nel mirino, a tal proposito, è finito il termine “bimbomin*ia“. Questo, quindi, non potrà essere più usato sui social. E, spiega la Corte, che il termine è usato per definire una persona con un quoziente intellettivo sotto la media. Di fatto, per la Corte l’utilizzo di tale epiteto non ha la copertura del diritto di critica.

La situazione si aggrava, come riportato dalla Suprema Corte, se il termine viene utilizzato in un gruppo con oltre duemila iscritti su Facebook. In quel caso scatta il reato di diffamazione aggravata. Come riportato da Sky, la sentenza ha visto protagonista l’animalista trapanese Enrico Rizzi. L’uomo, infatti, ha ricevuto proprio tale offesa.

Lo stesso Rizzi, in passato, è stato condannato dalla Cassazione dopo le offese rivolte a Diego Moltrer. Quest’ultimo, Presidente del consiglio regionale. Dopo la sua morte, Rizzi usò dei termini come “vigliacco” e “assassino” per via della sua passione per la caccia. Questa volta, è stata un’amica di Moltrer a definire Rizzi come un “bimbomin*ia“. La donna ha utilizzato il termine proprio in un gruppo Facebook con all’interno 2297 iscritti.

Insomma, pare proprio che questo termine dovrà essere messo da parte. Questo era nato per indicare un utente infantile e con scarsa cultura. Ora, però, la Cassazione è stata chiara e utilizzarlo costituire reato.

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