Noto farmaco per l’ipertensione richiamato dall’azienda, ecco cosa è accaduto

Un nuovo richiamo volontario, dal mercato, di un farmaco per l’ipertensione: è accaduto nelle ultime ore e riguarda un noto medicinale di uso comune.

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Nuovo richiamo volontario per un farmaco ipertensivo da parte di un’azienda farmaceutica, la Zentiva, che ha ritirato un lotto del suo Irbesartan Zen. Non è la prima volta che accade e siamo alle prese con un momento particolare per ciò che concerne proprio questa patologia.

Ma prima di addentrarci nella notizia e scoprire cosa è accaduto, proviamo a raccontarvi i dati di quella che è una vera e propria malattia.

Quanti italiani soffrono di ipertensione? E soprattutto quanti, che ne sono a conoscenza, si controllano in maniera continuativa? Quanti invece sono malati e ignorano di esserlo?

Farmaci ipertensione: quanti italiani ne fanno uso e soprattutto quanti sono consapevoli di quanto accade?

Controllare in maniera costante la pressione arteriosa è un must nella gestione dell’ipertensione nel contesto della pratica clinica. Una considerazione apparentemente banale e scontata che in realtà solo di recente ha ricevuto una sua implementazione in alcune nazioni europee.

E adesso a dimostrare che un controllo sistematico della pressione arteriosa ha delle ricadute importanti, quasi ‘terapeutiche’ sul raggiungimento dei target pressori e per indotto sulla riduzione delle complicanze cardiovascolari, lo dimostra anche un ampio studio italiano pubblicato online su Journal of Human Hypertension. E’ stato firmato a più mani dal gruppo del professor Massimo Volpe, ordinario di Cardiologia presso l’Ospedale ‘Sant’Andrea’, Università ‘La Sapienza’ di Roma, dal dottor Claudio Cricelli e colleghi della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) e dal professor Claudio Borghi, ordinario di Medicina presso l’Università di Bologna.

17 milioni di italiani soffrono di ipertensione: dati allarmanti

Ma vediamo ai dati, a dir poco allarmanti. Ben 17 milioni di italiani sono ipertesi , ma solo 1 su 2 sa di esserlo. Il killer silenzioso, la principale causa di malattie cardiovascolari (infarto del miocardio, ictus cerebrale, scompenso cardiaco) che in Italia provoca 240mila morti ogni anno, pari al 40% di tutte le cause di morte, non è solo ‘roba da grandi’.

L’ipertensione è una condizione frequente nell’infanzia e nell’adolescenza, un problema sottostimato per la scarsa diffusione dell’abitudine di misurare la pressione a bambini e ragazzi. A lanciare l’allarme, cardiologi e pediatri: 4 bambini su 100 hanno la pressione alta già alle elementari.

Ma veniamo ai fatti e all’ennesimo ritiro di farmaci “imperfetti” potenzialmente dannosi.

In un nota, la società Zentiva, ha comunicato il richiamo di un lotto IRBESARTAN ZEN*28CPR 150MG – AIC 041974078. Si tratta del: numero FT074 scad. 6/2023.

Il farmaco non è dunque più vendibile e la società DHL Supply Chain SpA si sta occupando del ritiro dalle farmacie di tutte le confezioni che riportano questo lotto.

L’Irbesartan Zentiva è indicato non solo per il trattamento dell’ipertensione arteriosa essenziale ma anche nella malattia renale per i pazienti adulti ipertesi con diabete di tipo 2, in quanto parte di un trattamento farmacologico antipertensivo.

Se assumete questo farmaco, controllate il lotto e nel caso corrisponda a quello segnalato non utilizzatelo.

Nuovo lotto di farmaci ritirato dal mercato: ecco cosa è accaduto

È solo di pochi giorni fa un maxi richiamo di farmaci per la pressione alta, in quel caso dell’azienda Sanofi, ritirati in via precauzionale a causa di impurezze oltre i limiti consentiti. 

E in generale non è certo un buon periodo per i farmaci ipertensivi. Recentemente, infatti, vi abbiamo segnalato anche il ritiro deciso dall’Aifa di un altro farmaco Zentiva, il Losartan, di cui ben 7 lotti sono stati richiamati dal mercato ad ottobre.

Sempre il Losartan era finito al centro dell’attenzione dopo il richiamo di Losartan di Teva Italia Srl nel luglio scorso e del Losartan di Sandoz a fine settembre.

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In quei casi i richiami erano dovuti ad “impurezze” nel principio attivo non specificate dall’Aifa (ma per l’Autorità sanitaria francese si trattava di cloro azide, sostanza con effetti non ancora noti sulla salute).

 

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