Era necessario sottolineare quanto fosse, presuntamente, antipatica Carla Fracci a poche ore dalla sua morte? Sì, per un “certo” quotidiano.
L’Italia è quel paese che non riesce più a mostrarsi unito nemmeno dinnanzi alla scomparsa di una delle sue stelle più fulgide. La morte di Carla Fracci, leggenda del ballo di fama internazionale, è avvenuta nemmeno 48 ore fa, e ha suscitato commozione pressoché unanime. Pressoché, appunto.
Il quotidiano fondato da Vittorio Feltri e ora, da pochi giorni, diretto da Alessandro Sallusti, ha pensato di titolare in prima pagina quanto la Fracci fosse indiscutibilmente talentuosa, ma anche “antipatica”.
Perché? Era davvero il caso?
Il quotidiano Libero, disponibile in formato sia online che cartaceo, si è da sempre caratterizzato per i titoli “politicamente scorretto” campeggiati in prima pagina. Uno spazio mediatico e di pubblico che occupa non senza conseguenze e polemiche anche furiose.
Stavolta, tuttavia, quel «Brava Fracci, ma ci stavi antipatica» è sembrato più di cattivo gusto che provocatorio. Il motivo di tanta antipatia è che l’étoile si sarebbe sempre collocata a sinistra dello spettro politico. Quantomeno, senza mai ricoprire nessuna carica e senza avere nessuna tessera di partito, avrebbe sempre fatto riferimento a quell’area della cultura sensibile a quelle istanze.
Carla Fracci era un riferimento culturale importante per il nostro paese. E sarebbe stato meglio, a personale avviso di chi scrive, non ricordarla come persona «pessima, divisiva, archetipo della superiorità morale ed estetica della sinistra», almeno a così breve distanza dalla sua morte. Si poteva passare su alle acredini con l’ex Cavaliere Berlusconi e agli scontri frontali con il sindaco di Roma Alemanno.
Il pezzo, che per la verità si concede comunque ad un commiato finale ed è comunque improntato al rispetto della star della danza, promette di attirarsi la consueta ondata di sdegno e riprovazione. Stavolta tra i fan e gli estimatori della Fracci.
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Libero è libero (non solo ontologicamente) di scegliere i titoli e di esprimere le opinioni che desidera. Ma è proprio necessario ridurre ogni evento alle contrapposizioni politiche? A voi il giudizio finale.
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