Caso Cucchi: la clamorosa sentenza dei giudici

Dopo anni di lotte la famiglia Cucchi trova finalmente pace. Il giudice infatti ha diramato le condanne per i carabinieri coinvolti.

La famiglia Cucchi ha lottato strenuamente in questi anni per ottenere verità e giustizia. Non è stato semplice perché la battaglia è stata dura e senza esclusione di colpi, contro due carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale. Si è dovuto ricostruire tutto di quel 22 ottobre 2009 e dei giorni precedenti.

In pochi giorni le condizioni di Stefano Cucchi sono peggiorate improvvisamente. Il ragazzo arrivò a pesare solo 37 kg nel momento del decesso. Furono inoltre riscontrate diverse ferite e traumi. Questo fece subito scattare un campanello d’allarme nella famiglia che a quel punto cominciò la propria lunga battaglia per la verità.

Dopo anni di lotta arriva la sentenza sul caso Cucchi

Stefano Cucchi (Google Images)
Stefano Cucchi (Google Images)

Il ragazzo fu trovato con delle confezioni di hashish in tasca e per questo era in custodia cautelare in attesa di processo. Durante questo periodo però inspiegabilmente le sue condizioni fisiche subirono un crollo. Le indagini hanno poi portato fuori alcuni dettagli agghiaccianti. Diversi detenuti infatti hanno sostenuto la tesi secondo la quale il ragazzo sarebbe stato picchiato.

Ieri, dopo la lunga battaglia, è arrivata finalmente la sentenza della Corte di Assise D’Appello di Roma. I carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro sono stati accusati di aver picchiato Stefano e quindi sono stati condannati a 13 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.

LEGGI ANCHE >>> Salvini e l’offesa ricevuta da Ilaria Cucchi: “Salvini mi ha querelato!”

Più morbida l’accusa per gli altri due agenti. Roberto Mandolini ha ricevuto uno sconto di pena da 4 anni e mezzo a 4. Mentre Francesco Tedesco è stato condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione. Entrambi sono accusati di falso. Soddisfazione da parte della famiglia Cucchi, che dopo anni di lotte ha visto le proprie accuse riconosciute da un tribunale.

Impostazioni privacy