Rita non ce l’ha fatta: a causa delle restrizioni dovute al Covid è morta a soli 27 anni. La depressione da lockdown dilaga.
La giovane napoletana Rita Caccioppoli è deceduta lo scorso 6 aprile nell’Ospedale del Mare di Ponticelli, in seguito a 17 giorni di ricovero. Una storia dolorosa, cominciata mesi prima con la manifestazione di disturbi alimentari che si erano espressi con vomito e nausea e ne avevano provocato il sottopeso fino ai 49 Kg di peso.
Poi l’ipotesi di disturbi neurologici, mai conclamati, al Cardarelli di Napoli e la visita privata presso il neurologo Gaetano D’Arienzo. Dagli esami condotti non era emerso nulla di significativo, ma Rita non riusciva a riprendersi.
Infine, in seguito all’ultimo ricovero, il tragico epilogo all’Ospedale del Mare.
Secondo i medici che l’hanno avuta in cura, escluse patologie meglio identificabili, la diagnosi è inequivocabile: depressione da Covid, causata dal clima insostenibile delle restrizioni. La famiglia di Rita non si rassegna a questa spiegazione, e auspica che si faccia definitivamente chiarezza circa i pregressi clinici della ragazza, per accertare la sussistenza di patologie colpevolmente non diagnosticate.
La Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta per accertare i fatti.
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La morte di Rita, seppur avvenuta in circostanze ancora da acclarare, pone i riflettori sul fenomeno della depressione da lockdown.
La situazione è preoccupante. Lo sottolineano gli esperti della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia nel loro XXII Congresso nazionale: «nei prossimi mesi ci aspettiamo 800mila nuovi casi di depressione tra chi si è contagiato, ma non solo».
Il benessere psico-fisico di tutta la popolazione italiana è minacciato, che sia stata contagiata dal virus o meno. Questo poiché la cittadinanza tutta vive sulla propria pelle le conseguenze della crisi sociale, economica e sanitaria in corso, innanzitutto a causa delle ancora severissime misure di anti-contagio.
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