La lettera pubblicata dagli attivisti sulla pagina Facebook “Patrick Libero” svela la disperazione dello studente detenuto.
“Le recenti decisioni sono deludenti come al solito, senza una ragione comprensibile. Ho ancora problemi alla schiena e ho bisogno di forti antidolorifici e di qualcosa per dormire meglio”.
Apre così la lettera mandata alla sua famiglia dal carcere di Tora da Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna arrestato all’aeroporto del Cairo lo scorso 7 Febbraio.
La lettera è stata pubblicata sul gruppo Facebook “Patrick Libero” gestito da attivisti che ne richiedono costantemente la scarcerazione, preoccupati per lo stato di salute fisica e mentale del ragazzo.
Eppure la lettera risulta spiazzare tutti, dato che dopo l’ultimo incontro con il suoi legale Hoda Nasrallah, era stato comunicato che le condizioni di Patrick erano notevolmente migliorate.
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Caso Zaki, una disperata lettera alla famiglia e richiesta di aiuto
“il mio stato mentale non è un granché dall’ultima udienza”. Questa la preoccupante realtà espressa da Zaky nel proseguimento della lettera.
“Continuo a pensare all’Università, all’anno che ho perso senza che nessuno ne abbia capito la ragione. Voglio mandare il mio amore ai miei compagni di classe e agli amici a Bologna. Mi mancano molto la mia casa lì, le strade e l’università. Speravo di trascorrere le feste con la mia famiglia ma questo non accadrà per la seconda volta a causa della mia detenzione”.
Arriva anche l’appello di Amnesty International che si schiera dalla parte dello studente: “Allarmati per le parole Zaki, governo faccia di più”.
Il portavoce della Ong in Italia, Riccardo Noury, ha sollecitato il governo per una rapida risoluzione: “queste parole dolorose di Patrick giungano al governo italiano che faccia veramente qualcosa di più, di meglio e di veloce di quanto ha fatto finora, per assicurare che Patrick possa tornare presto in libertà”.