Incubo in ospedale, il medico all’anziano: “Fra poco muori, preparati”

La figlia racconta a Repubblica gli ultimi istanti del padre. Il medico diceva: “Fra poco muore, preparatevi”. Aperta un’inchiesta.

Foto © Pixabay

Una vicenda che continua a far scalpore quella arrivata da un ospedale di Taranto dove le istanze delle famiglie dei pazienti morti per Covid-19 sono via via aumentate negli ultimi giorni. A seguito delle denunce sporte per presunte sparizioni di oggetti appartenuti alle vittime, a destare l’attenzione degli inquirenti sarebbero ulteriori istanze arrivate dai familiari, che avrebbero lamentato comportamenti irriguardosi nei confronti di pazienti in fin di vita.

Uno dei racconti più inquietanti è quello di Angela, citata da Repubblica, che ha raccontato la vicenda di suo padre 78enne. Il quale, pur se ricoverato in condizioni gravissime, è riuscito a restare in contatto telefonico con la propria famiglia. E durante una di queste telefonate, sarebbe arrivata la frase scioccante: “Venitemi a prendere, qui muoio”.

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Incubo in ospedale, l’ultima telefonata dell’anziano alla famiglia

L’uomo sarebbe stato ricoverato nella notte tra l’1 e il 2 novembre. E già dal giorno successivo, avrebbe mantenuto costantemente i contatti con i suoi familiari. Finché, durante una delle conversazioni, a parlare sarebbe stato un medico. “Suo padre non collabora, non vuole mettersi la maschera Cpap, fra dieci minuti morirà, preparatevi!“.

La morte del padre praticamente in diretta. Questo avrebbe vissuto la donna che ha riferito anche di urla e aggressioni verbali. Il tutto mentre il genitore era vigile e cosciente, acquistando quindi consapevolezza della sua situazione. “Neanche i veterinari con i cani si comportano in questa maniera. Non gli è stata somministrata nessuna terapia, solo ossigeno, solo la Cpap”.

Sulla vicenda, così coe sulle altre denunciate dai parenti delle vittime, è stata aperta un’inchiesta della Procura e anche una interna da parte della Asl. Cronache che, in tempi come quelli che viviamo, alzano inesorabilmente l’asticella della sofferenza.

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