L’ultimo dispetto, l’ultimo scherzo all’amico brasiliano, giochi da miti, giochi da grandi campioni, Maradona e Pelè.
Forse un dispetto, forse l’ultimo scherzo ad un amico. Una cosa tra campioni, tra grandi fuoriclasse. Amico mio, sembra dire, ora ti godi lo spettacolo della mia glorificazione. L’ultima beffa, l’ultimo sorriso guascone, l’ultimo occhio strizzato di chi sa di aver strappato un sorriso. Dieci contro dieci, talento contro talento, Argentina contro Brasile, follia contro compostezza, magia contro tecnica, Maradona contro Pelè. Non basterebbero fiumi di inchiostro, di tasti battuti, per descrivere, raccontare questa storia.
Due ragazzi, un pallone ed un sogno. Qualche anno di distanza, e la decisione del sistema che regola tutto, che quei due devono essere nemici, di campo si intende. E poi le bandiere, l’orgoglio sudamericano da due diversi punti di vista. Argentina e Brasile. La sfida è servita, a colpi di calcio, a colpi di magia, un pallone e quella rete che si muove, quasi obbligata ad inchinarsi al talento di chi sa di essere il migliore. Ma chi dei due lo è?
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“Hei amico, il più grande sono io”: E Diego salutò il suo eterno rivale
Tra i primi inni partenopei, dopo l’arrivo dell’argentino in città. “Maradona è meglio e Pelè“, un grido, la ricerca delle certezze, la convinzione di aver scelto il migliore, di avere tra le proprie fila il più grande calciatore di tutti i tempi. E a chi puoi paragonarlo? A chi puoi accostarlo, scandendo bene che poi tutto sommato, lui, Diego è anche più forte. A chi, se non a Pelè. Ci avevano provato qualche anno prima con Canè, i napoletani, ma non era andata come speravano.
Diego, è Diego, non è altro. Diego è quello che sa quanto tu lo tema, ma che ti rispetta forse proprio per questo. Diego è quello che a Natale invia a tutti i calciatori di serie A, ma proprio a tutti, una cartolina d’auguri. Quello che accetta di giocare su un campo improponibile di periferia, a costo di farsi seriamente male, per beneficenza. Diego è quello che al suo amico Jose Mourinho, lo chiama dopo una sconfitta, non dopo una vittoria. E allora magari Diego, in questo momento starà guardando Pelè, e pensando, sorridente: “Vai amico, goditi il mio trionfo”.
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