Una scelta, quella del Comune di Roma, che ha scatenato molte polemiche: una preghiera contro la Francia un giorno dopo Nizza.
La libertà di espressione e dunque di manifestare e pregare è sacrosanta. Forse però l’associazione Dhuumcatu, nata nella popolosa comunità bengalese della Capitale, ha sbagliatro i tempi: potevano aspettare qualche giorno prima di pregare e protestare contro la Francia, rea di consentire le continue vignette satiriche del giornale Charles Hedbo che offendono la religiosità dell’intero mondo musulmano.
Forse si sarebbe dovuto pensare anche ai morti di Nizza, ammazzati da un 21enne con ferocia e senza pietà, o al professore decapitato qualche settimana prima a Parigi. Rispetto per i morti, solo questo. Persone che si trovavano nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Persone che non hanno mai disegnato vigentte contro il Profeta Muhammad. Roma è complice di questa scelta perché ha permesso la preghiera protesta esattamente 24 ore dopo il drammatico attentato di Nizza. Non in piazza Farnese, dove si trova l’ambasciata francese, ma in piazza Vidoni, ma poco cambia.
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Centinaia di musulmani hanno protestato con canti e striscioni anti francesi, poi alla fine hanno pregato accanto alla basilica di Sant’Andrea della Valle: “contro gli atti persecutori nei confronti della comunità islamica in Francia e contro la provocatoria ostentazione pubblica delle vignette satiriche nei confronti del Profeta Muhammad” pubblicate da Charlie Hebdo.
La protesta e poi la preghiera sono state organizzate dall’associazione Dhuumcatu, nata nella popolosa comunità bengalese della Capitale. “Basta alle offese alla religione islamica mascherate da libertà di espressione. Critichiamo le operazioni di polizia svolte in Francia nei confronti delle associazioni islamiche e delle moschee, senza collegamento con le indagini in corso per l’omicidio del professor Paty, ma nel dichiarato intento, da parte del ministro dell’interno francese, di ‘lanciare un messaggio”, hanno scritto in un comunicato.
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