“E’ stato un dono di Dio”. Giuseppe Di Bello è il carabiniere in pensione che è riuscito a trovare i resti del piccolo Gioele.
Era determinato a trovarlo, e ci ha messo poche ore a riuscire nel suo intento. Per Giuseppe Di Bello, carabiniere in pensione di 66 anni “E’ stato un dono di Dio”. E’ arrivato là dove nessuno era riuscito a passare, dopo 16 giorni di ricerche e l’utilizzo di centinaia di persone, di droni, cani molecolari, professionisti e mezzi speciali.
E’ possibile che i resti di Gioele siano arrivato in quel punto nelle ultime ore, ecco spiegato perchè non li aveva trovati nessuno. Ma per Giuseppe Di Bello resta la grande emozione, mista a commozione. L’uomo, spiegano altri volontari, era molto determinato: “Aveva in mano una falce con cui si è fatto largo in mezzo ai rovi e a una fitta vegetazione fino a trovare i resti”.
“L’ho trovato dove gli altri non lo hanno cercato”, ha spiegato Di Bello.
“Ho ragionato come un bambino di 4 anni”. È commovente il racconto di Giuseppe Di Bello, l’uomo che mercoledì mattina ha ritrovato i resti di Gioele Mondello, il figlio di Viviana Parisi di cui si erano perse le tracce dallo scorso 3 agosto, il giorno dell’incidente d’auto sull’A20 Messina-Palermo all’altezza di Caronia.
Ex brigadiere dei carabinieri, 66 anni, Di Bello è esperto di questi luoghi e si è presentato come volontario per cercare il bimbo. “È stato un dono di Dio”, ha detto dopo aver individuato i poveri resti di Gioele, a 400 metri dal traliccio dove l’8 agosto era stato rinvenuto il cadavere di Viviana.
«Uno deve ragionare come un bambino di 4 anni. Trovandosi solo, se la madre fosse morta prima, e con le tenebre, il bambino guarda la luna, tenta di ascoltare un rumore, cerca di notare una luce. Si allontana. Non torna certo verso l’autostrada perché ha subìto un trauma, visto che c’era stato un incidente».
Frammenti ossei, un tronco senza testa e femore. A molti metri di distanza da lì, è stata poi trovata anche una testa in avanzato stato di decomposizione. Si pensa all’azione di animali selvatici, cani randagi o cinghiali, che possano aver trascinato e disperso le parti del cadavere. “Al 99% si tratta di Gioele”, spiegano gli investigatori. Si attende solo la conferma ufficiale del Dna.
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