La Croazia sceglie di “mandare avanti vita e turismo” nonostante i contagi di coronavirus continuino ad aumentare, anche tra gli italiani in vacanza.
Gli italiani, soprattutto giovani, continuano a tornare dalla Croazia positivi al coronavirus ma ai croati importa poco dal momento che non si fanno problemi neppure con i contagi di casa loro.
Con poco più di quattro milioni di abitanti e meta di turismo, la Croazia segnala 162 nuovi casi di coronavirus e due decessi per complicanze legate al Covid-19. Nonostante il nuovo bollettino lasci ben sperare rispetto ai 208 contagi riportati di venerdì e ai 180 di giovedì, si tratta comunque per il Paese dei dati più preoccupanti da febbraio.
Eppure. «Abbiamo accettato consapevolmente il rischio e deciso di far andare avanti la vita e il turismo – ha detto ieri a Rtl il ministro della Sanità, Vili Beros – Senza turismo, uno dei settori chiave per la Croazia, sarebbe stato molto peggio».
Stesso pensiero del presidente Zoran Milanovic. Da questa sera bar, ristoranti e locali notturni dovranno tuttavia chiudere a mezzanotte. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria i casi confermati in Croazia sono in tutto 6.420 con 162 decessi e oggi sono 1.062 i casi attivi nel Paese dove ci sono 820.000 presenze straniere e dove i contagi hanno ripreso a crescere dopo la riapertura – il primo luglio – alla maggior parte dei turisti comunitari.
«Ragazze vi rendete conto di quello che dite?». La giornalista del Tg1 non ha potuto far altro che reagire così alla battuta della ragazza in una discoteca di Pag, in Croazia: «Non c’è più Coviddi, non c’è».
Forse un bicchiere di troppo, forse l’entusiasmo di un’estate che dopo il lockdown, deve andare avanti fino all’ultimo. I ragazzi ammassati nelle discoteche della Croazia: storie raccontante nel servizio andato in onda sul telegiornale di Rai Uno il 14 agosto.
Intanto sono iniziati all’aeroporto “Marco Polo” di Venezia i primi tamponi sui turisti in arrivo da Paesi europei a maggior rischio Covid.
Finora sono stati effettuati 200 test su passeggeri scesi da due voli provenienti da Barcellona e Madrid, un terzo dei turisti complessivamente a bordo dei due voli, che hanno scelto volontariamente di usufruire del punto prelievi attivato nello scalo dalla Save e dall’Ulss che ha attivato i “Coronavirus Point” dove sono giunti molti turisti italiani di rientro proprio dalla Croazia.
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