George Floyd, il mondo chiede giustizia: il video degli ultimi istanti

 

“Non posso respirare, mi state uccidendo”. Sono le ultime parole pronunciate da George Floyd, afroamericano di Minneapolis. Poi, il nulla. E’ stato ucciso davvero.

Nel video che vi mostriamo si può notare come il 46enne non abbia opposto resistenza agli agenti che lo hanno fermato e controllato. Era accusato di avere assunto sostanze stupefacenti, è morto per soffocamento per un ginocchio sul collo.

Non è la prima volta che un nero viene ucciso dalla polizia americana e le proteste non si sono fatte attendere.

Proteste negli States, la polizia spara

 

A Denver, in Colorado, sono stati sparati alcuni colpi d’arma da fuoco durante una manifestazione. A New York sono state arrestate 30 persone.

Gli agenti coinvolti nell’omicidio non collaborano con le autorità e si avvalgono della facoltà di non rispondere. “Uno spettacolo scioccante” è stato il commento del presidente Trump al video della morte.

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“I can’t breathe” (non posso respirare), è lo slogan usato dai manifestanti che protestano contro la barbara uccisione di George Floyd: estratto dalla sua automobile con la forza, dopo alcuni minuti, l’afroamericano è stato sbattuto a terra e immobilizzato dall’agente Derek Chauvin,

L’agente è salito con le ginocchia sul suo collo causandone il soffocamento e ignorando le richieste d’aiuto di Floyd: “Non posso respirare, mi state uccidendo”. George ha ripetutamente implorato il poliziotto di lasciarlo respirare ma ben presto è svenuto ed è morto dopo essere stato trasportato in ospedale.

Chi è l’agente assassino

Non solo telecamere di videosorveglianza: la scena degli ultimi istanti di vita di George è stata filmata anche da alcune persone e, oltre alla sofferenza del 46enne, si nota il vergognoso cinismo dell’agente Derek Chauvin, inginocchiato sul suo collo con una mano in tasca e incurante delle richieste d’aiuto dell’uomo che stava arrestando.

Il poliziotto che ha commesso l’omicidio è stato licenziato, così come i suoi tre colleghi presenti che non si sono adoperati per soccorrere Floyd.

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Quello di Chauvin era da tempo il profilo di un uomo che probabilmente mai si sarebbe dovuto occupare di ordine pubblico: nei suoi 19 anni di carriera infatti l’agente ha collezionato numerose denunce per uso eccessivo della forza e almeno una causa relativa ad un’accusa di violazioni dei diritti costituzionali federali di un prigioniero.

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